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Il Tigray tra pandemia da covid-19 e guerra: l’importanza della formazione scolastica come riscatto sociale

La Fondazione Opera Don Bosco onlus di Milano lancia un appello: “ogni aiuto sarà importante per garantire istruzione e formazione a tanti giovani etiopi!”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di MilanoToday

Italia ed Etiopia: un legame di lunga data, iniziato nel passato in virtù di principi scarsamente “politically correct”, sfociato negli ultimi decenni in un legame sentimentale forte che vede, e ha visto, tanti nostri connazionali impegnati a fare del bene per questo paese lontano, ma vicino a noi. Tra le tante azioni umanitarie attive in Etiopia, vi sono le opere salesiane che da ormai tanto tempo forniscono un concreto supporto con azioni che guardano ad un medio-lungo periodo e che si concretizzano in un piano volto a portare beneficio non solo ai giovani, diretti interessati dei percorsi di scolarizzazione, ma all’intero Paese. E oggi? A fronte di una pandemia che sta ancora mettendo a dura prova la nazione e il recente conflitto, nel nord del paese, tra ribelli e governo nazionale, quali sono le necessità? Dalla Fondazione Opera Don Bosco onlus di Milano arriva un appello: “sosteniamo insieme il diritto allo studio e promuoviamo la formazione professionale”. Sì perché oggi più che mai è fondamentale aiutare i giovani etiopi del Nord dell’Etiopia a risollevarsi da una situazione drammatica che li vede toccati in prima persona da una pandemia e una guerra: il peggior binomio che si potrebbe immaginare. Se da un lato il Covid-19 ha portato misure di contenimento purtroppo poco affini alla quotidianità di tante persone che vivono senza lavori stabili e senza una fissa dimora, il conflitto ha calcato la mano, provocando altrettanti morti, feriti e molti profughi interni o in fuga verso il Sudan, oltre ad un nuovo blocco delle attività scolastiche. In questa situazione, i Missionari Salesiani presenti in Tigray stanno impiegando ogni sforzo per portare soccorso, ma quello di cui c’è bisogno è un forte sostegno esterno per attivare interventi urgenti al fine di tornare a garantire, soprattutto ai figli delle famiglie più povere, il diritto allo studio e alla formazione professionale, sostenendo le Opere Salesiane nel nord dell’Etiopia. Ed è proprio su questo punto che la Fondazione Opera Don Bosco onlus ha deciso di far sentire la propria voce: “Le presenze salesiane di Makallé, Adwa, Adigrat e Shire garantiscono da anni, in questa zona del Paese, il diritto alla scolarizzazione e alla formazione professionale, per offrire ai bambini e ai giovani etiopi il diritto a un futuro migliore. Ogni aiuto sarà importante per il futuro di tanti ragazzi che da ormai un anno a questa parte, senza sosta, si trovano a dover fare i conti con una situazione insostenibile”. Tra le opere salesiane presenti nel Tigray e sostenute dalla Fondazione Opera don Bosco onlus di Milano, vi sono: Il Centro Giovanile di Adigrat, nel quale i salesiani offrono numerose attività formative ai bambini e ai ragazzi; il Don Bosco Technical College di Adwa che ad oggi ha formato 2.330 diplomati del settore manifatturiero, delle costruzioni ed elettrotecnico. Ma non solo: grazie alla presenza di corsi “non formali” sono stati attivati percorsi speciali, come il corso di sartoria per le ragazze e le donne di Adwa, il corso di applicazioni informatiche di base, il corso di artigianato, di lavorazione dei metalli di base, di saldatura, di fabbricazione di mobili e tanti altri; la Don Bosco Catholic School di Shire, che con la scuola primaria e secondaria garantisce a tanti bambini e bambine l’istruzione. Vi è poi il Don Bosco Technical College di Makallè: una punta di diamante che permette a tanti giovani di studiare e formarsi come tecnici del settore della meccanica, della saldatura e dell’automotive. Tanti tasselli che negli anni hanno contribuito a garantire percorsi di scolarizzazione a molti giovani etiopi che, senza questa opportunità, non avrebbero avuto la possibilità di accedere all’istruzione o non avrebbero avuto a disposizione percorsi scolastici costruiti ad hoc sulle esigenze di un paese con un grande potenziale ancora, in parte, inespresso.

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