Visioni contemporanee
Si inaugura sabato 20 novembre alle ore 17.30 al Centro Culturale Click Art la doppia personale di fotografia di Luigi Profeta e Luca Curone.
Si tratta di una interessantissima indagine sulla realtà urbana in bilico tra un passato quasi dimenticato e un presente tutto proiettato nel futuro.
Due visioni da cui emerge il prima e il dopo in un confronto dialettico serrato, tale da suscitare una serie di domande di natura non solo sociologica ma anche esistenziale su chi eravamo, chi siamo e dove andremo come cittadini del mondo.
L'attualità è condensata negli scatti fotografici di Luca Curone noto architetto che ha individuato nelle forme architettoniche più avveniristiche della metropoli milanese l'essenza del suo spirito carico di innovazione e di imprenditorialità. E' come se Curone volesse scoprire nel presente (cristallizzato nelle pareti di vetro dei grattacieli così come nelle skyline delle costruzioni) una proiezione di ciò che sarà la città nel futuro. Per fare questo si avvale di tecniche di elaborazione digitale che esaltano i contrasti cromatici, le coloriture dense e metalliche degli edifici, la spazialità dei luoghi e dei cieli innescando un cortocircuito di prospettive stranianti dal sapore quasi metafisico. In fondo la realtà urbana che osserviamo nelle fotografie di Luca Curone è quella che ci immaginavamo qualche decennio fa vedendo i film di fantascienza. E quello che si sviluppa nella nostra mente è un film che ci porta ancora più lontano. La metropoli del futuro non sarà poi così diversa da quella che prende forma nelle visioni di questo fotografo.
Il viaggio invece che ci propone Luigi Profeta è nella direzione opposta. Un percorso in profondità nelle viscere del vivere quotidiano che ci invita ad assaporare atmosfere dal sapore ancestrale. Un'indagine che prende di mira soprattutto i luoghi abbandonati dove il vuoto e la desolazione, anziché togliere significato, lo accrescono, ne amplificano lo spessore. Ci fanno cioè intuire quanto è stato duro e faticoso per chi ci ha abitato praticare notte e giorno quei luoghi di lavoro e di vita, per poi abbandonarli. Miniere, laboratori, case e palazzi in rovina... dove emerge un senso di mistero esaltato dal gioco dei chiaroscuri, dalla precarietà degli scorci e dalla meditata sfocatura dei soggetti rappresentati. Sono visioni che rappresentano in chiave fotografica la filosofia di Luigi Profeta tesa a scandagliare il passato per ritrovare i germi di quella essenza che ci rende vivi e unici nel presente. Un percorso non solo estetico ma anche antropologico per le prospettive che suggerisce stimolando la sensibilità dell'osservatore.
Paolo Avanzi