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Dieci mesi di carcere per l'avvocato accusato di mafia: archiviano ma lui non lo sa

La storia di un legale milanese coinvolto in una inchiesta di 'ndrangheta e riciclaggio fino all'archiviazione

Scagionato dopo dieci anni (da un'accusa pesante e infamante), ma non lo ha mai saputo fino adesso. Il protagonista di questa storia di mala giustizia è un avvocato milanese, Giuseppe Melzi, arrestato a febbraio 2008 insieme ad altre otto persone: secondo gli investigatori aveva offerto la sua competenza per riciclare e reimpiegare tra gli 80 e i 100 milioni di euro frutto di affari illeciti di una cosca della 'ndrangheta crotonese. 

Melzi trascorse circa dieci mesi a San Vittore e ai domiciliari. Si proclamò innocente da subito, negando la conoscenza con i coimputati (tranne uno) e affrontando il calvario dell'inchiesta, frattanto trasferita da Milano in Sardegna per competenza territoriale (il denaro sporco sarebbe stato reinvestito nel settore immobiliare dalle parti di Olbia). 

Il fatto è che, da quando l'inchiesta venne trasferita sull'isola, Melzi non ne avrebbe più saputo niente. La procura di Cagliari, nel frattempo, nel 2016 ha chiesto al gip l'archiviazione di tutti gli indagati, compreso il legale milanese, che però non ha ricevuto alcuna notifica in merito. Lo ha saputo, invece, per caso, perché glielo ha riferito di recente un collega sardo, evidentemente ben informato. Ma nessuna comunicazione ufficiale da parte della procura.

Melzi, diventato piuttosto famoso nel corso degli anni Settanta quando, da avvocato civilista meneghino, assistette i piccoli risparmiatori dopo il crac della Banca Privata Italiana di Michele Sindona, chiede ora una totale riabilitazione all'ordine degli avvocati di Milano.

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