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New York a Milano a "lezione di rifiuti". Ai vertici della differenziata in Europa

Le buone pratiche milanesi colpiscono nella Grande Mela. Milano differenzia il 54% dei rifiuti, solo nel 2012 eravamo appena al 32%

Milano studiata da New York per prendere esempio. Può succedere, anche se sembra improbabile. Stiamo parlando di rifiuti. Una delegazione della Grande Mela è arrivata a Milano per lanciare la sfida "zero waste" entro il 2030, ovvero azzeramento della produzione di immondizia. 

D'altronde Milano è - tra le grandi città - la seconda in Europa per raccolta differenziata, con un lusinghiero 54%. Soltanto Vienna fa meglio. Nel 2012 la percentuale era appena del 32%, un balzo in avanti notevole cominciato con la raccolta separata della frazione umida, che prima non si faceva. E con una migliore organizzazione dell'intera "filiera" dei rifiuti, dalla raccolta fino alla produzione di energia, aiutata dal fatto che Amsa è ormai nell'orbita di A2A da tempo. Questo, fra l'altro, ha consentito anche un altro risultato: non disperdere l'indifferenziato, che finisce in discarica solo per lo 0,1%. E che fine fa il restante 99,9%? Semplice: produce calore ed energia elettrica.

Amsa non si ferma. Sono in arrivo i cestini con chip (15 mila entro il 2018) per capire a distanza se sono pieni. Ed è pronta a organizzare meglio la raccolta dopo i mercati rionali, per evitare strade e marciapiedi "devastati" da cassette di frutta e verdura a casaccio. La sensibilizzazione verso gli operatori è già partita, con le indicazioni per lasciare le cassette vuote in modo più ordinato. L'obiettivo è fare la raccolta differenziata anche lì. 

Ma New York, nel suo viaggio milanese, non si limita ad apprendere. Ha anche qualcosa da insegnare. Nella città statunitense il 6% dei tessuti buttati via viene recuperato. Una nuova "frontiera" che anche Milano è pronta a sperimentare.

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