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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Con la siccità sono a rischio (anche) i campi del milanese

La Coldiretti ha lanciato l'allarme: "Le colture di orzo e frumento rischiano danni" e gli agricoltori chiedono venga rivista la norma del deflusso ecologico

Non piove, manca acqua negli invasi e nei laghi. Non solo, se nelle prossime settimane non ci saranno precipitazioni - e secondo gli esperti la siccità potrebbe durare fino a fine marzo - potrebbero essere tagliate anche le forniture a Canale Villoresi e Naviglio Grande, i due corsi d'acqua artificiali che dissetano i campi del milanese. Per l’assenza di pioggia e neve in Lombardia, secondo i dati dell'Arpa, mancano all’appello quasi 1.867 metri cubi di acqua rispetto alla media del periodo tra il 2006 e il 2020, praticamente il 53.5% in meno rispetto alla media.

Perché a Milano non piove più

La situazione "mette in serio pericolo le produzioni nelle campagne dove le coltivazioni seminate in autunno come orzo, frumento e loietto iniziano ora la fase di accrescimento che rischia di essere compromessa dalla siccità – ha denunciato Paolo Carra vice presidente di Coldiretti Lombardia –. Ma a preoccupare è anche lo sviluppo dei prati destinati all’alimentazione degli animali perché se le condizioni di secca dovessero continuare, gli agricoltori saranno costretti a intervenire con le irrigazioni di soccorso dove sarà possibile. Dall’altra parte nei prossimi giorni partiranno le lavorazioni per la semina del mais, ma con i terreni aridi e duri le operazioni potrebbero essere più che problematiche".

La Coldiretti vorrebbe vedere più acqua nei canali per questo chiede che vengano rivisti i termini per l’applicazione del deflusso ecologico, norma europea nata per salvaguardare la flora e la fauna dei fiumi. Secondo l'associazione degli agricoltori la norma "non tiene in dovuta considerazione i cambiamenti climatici, con gli effetti della tendenza alla tropicalizzazione che si stanno verificando sui nostri territori".

Se la norma venisse applicata "senza gli opportuni aggiustamenti rischierebbe di compromettere il regolare lavoro nelle campagne con conseguenze negative sia sulla produzione di cibo sia sugli stessi risultati che si prefigge di ottenere", ha puntualizzato la Coldiretti. Secondo l'associazione, inoltre, l'acqua che viene utilizzata per le colture agricole verrebbe poi restituita alle falde "preservando così la salute dei terreni".

I problemi sono tanti (la scarsità di neve sulle montagne potrebbe intaccare anche la produzione di energia idroelettrica nei prossimi mesi), la soluzione è una sola: serve acqua e neve, ma per il momento non si vedono nubi nere all'orizzonte. Purtroppo.

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