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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Negozi con porte aperte. Ma è un problema anche estivo

La direttiva Pisapia non più in vigore dal 23 gennaio. Spreco di energia e delle sue fonti sono un problema in crescita insieme all'impatto ambientale che producono, ma in incremento anche è la fascia di persone sensibili che preferiscono negozi virtuosi

Che fine ha fatto la famosa disposizione comunale per cui i negozi avrebbero dovuto tenere le porte chiuse? Dal 23 gennaio non è più in vigore, sostituita da un richiamo alla chiusura degli ingressi contenuto nell' ordinanza n. 6/2012 in tema di misure antismog nella quale si "invita ad evitare l'uso di dispositivi che al fine di favorire l'ingresso al pubblico, consentono di mantenere aperti gli accessi ai locali interni di edifici appartenenti alla categoria E5 ( quelli adibiti ad attività commerciali ed assimilabili )…..e conseguentemente a mantenere chiuse le porte ".

Se è vero che molti esercenti hanno risposto positivamente o semplicemente hanno assunto atteggiamenti responsabili in modo autonomo, tanti altri invece no. Perfino nei giorni delle nevicate e del gelo siberiano numerosi negozi hanno continuato imperterriti a mantenere spalancati gli accessi, garantendo però all'interno un clima semiequatoriale .

Dunque l'appello di Legambiente, ma più semplicemente del buon senso, in tanti casi è stato brutalmente annichilito dalle leggi del marketing: secondo molte aziende infatti , in base a precise ricerche , le porte aperte sarebbero un chiaro segnale di benvenuto che favorirebbe il desiderio di visitare quel determinato negozio a scapito di un altro che venda gli stessi articoli ma a porte chiuse.

Una strategia che ha suggerito addirittura presso marchi noti l'assenza totale di porte (la chiusura è garantita dalle sole saracinesche); una politica insensibile non solo allo spreco di energia ma , ab origine , allo sfruttamento delle risorse necessarie per produrla, mentre i suoi costi vanno ad incidere sul prezzo degli articoli in vendita, ricadendo quindi sui consumatori. E se tra costoro molti forse prediligono gli esercizi open doors , preferendo essere accolti simbolicamente a braccia aperte , tanti altri optano per quelli virtuosi a porte chiuse, in linea coi numerosi appelli ad un uso energetico razionale e ad uno stile di vita meno impattante sull'ambiente, dalle borse riutilizzabili per la spesa all'acquisto di prodotti a km zero fino.

Il problema del corretto e responsabile utilizzo dell'energia si ripropone anche in estate e con esso la possibilità di una più elastica ed adeguata regolazione della temperatura interna ai negozi, in molti casi esageratamente fredda , compresi quelli a porte aperte o doorless i cui vortici gelidi investon i passanti sui marciapiedi. Se in inverno si è costretti a spogliarsi a volte fino alla camicia e se , viceversa in estate , si deve prevedere il maglione prima di accedervi , significa che vi sono degli eccessi nella climatizzazione.

Ciò di per sé stesso è uno spreco enorme, ma anche un danno per la salute e per l'ambiente. Se poi a questa climatizzazione smisurata si vanno ad aggiungere le porte spalancate, ecco che lo sperpero di energia e l'impatto ambientale dovuto allo sfruttamento depauperante delle risorse per produrla con conseguente immissione di inutili tonnellate annue di co2 nell'atmosfera, aumentano a livelli esponenziali: poiché le fonti rinnovabili , oltre a non essere costanti ( sole e vento ad esempio non sono presenti 365 giorni l'anno sui siti ove vi siano gli impianti ) incidono ancora in basse percentuali nella produzione energetica, affidata per la maggior parte a quelle fossili. Né va sovrastimata la disponibilità di metano, per la quale l'Italia dipende dalla fornitura estera, principalmente dall'est. L'ondata di freddo che sta investendo in questo periodo anche il nostro Paese ne ha fatto impennare i consumi e pochi giorni di temperature rigide han fatto scattare l'allarme per le riserve, tanto da doverne contingentare l'uso industriale onde garantire il riscaldamento domestico; mentre i russi minacciano di chiuderne i rubinetti alle prese anch'essi col maglio implacabile dei rigori di stagione.

Sul fronte opposto alle tendenze di questi esercenti stanno sia le tante campagne di sensibilizzazione al risparmio energetico (dalle lampadine a basso consumo agli elettrodomestici fino allo spegnimento dei led di tv ed apparecchiature elettroniche), sia le norme per i condomini che prescrivono in media non più di otto ore al giorno di riscaldamento ad una temperatura massima compresa tra i 18 ed i 20 gradi. L'ausilio di incentivi e detrazioni fiscali hanno poi favorito l'aumento di opere di coibentazione in case ed uffici con un ritorno economico conguagliato in pochi anni dal risparmio in bolletta , e da subito con un incremento del benessere.

C'è da auspicare che anche le aziende " a porte aperte " possano considerare come fondamentale patrimonio l'ambiente ed una più oculata gestione di risorse non infinite , il cui abuso è un lusso che nessuno può e deve permettersi.

 

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