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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

50 anni di Lombardia, il primo presidente Bassetti: «Nuovo regionalismo saldato all'Europa»

Celebrazioni per il cinquantenario aperte col ricordo delle vittime del covid. Un tema ricorrente in tutti gli interventi

Si è aperta con il "Silenzio" la celebrazione dei cinquant'anni di Regione Lombardia. Le celebri note di tromba sono state suonate nell'aula del consiglio regionale per ricordare le vittime dell'epidemia di covid-19. «Se ci limitassimo all'autocelebrazione commetteremmo un errore», ha spiegato all'inizio il presidente del consiglio regionale Alessandro fermi: «Soprattutto ora che stiamo uscendo con fatica da un'emergenza, quella del covid-19, assolutamente inedita, che ha messo a dura prova i nostri toerritori». 

«Oggi, al giusto orgoglio per questa festa di compleanno, uniamo il dolore per le vittime dell'epidemia e i loro familiari, a cui rendiamo un rispettoso omaggio con un momento di raccoglimento». Durante il "Silenzio" i consiglieri si sono alzati in piedi. Tra i presenti anche Piero Bassetti, che fu primo presidente della Regione dal 1970 al 1974. Le Regioni italiane, previste fin dalla Costituzione entrata in vigore nel 1948, furono infatti effetivamente costittuite solo nel 1970, con la legge n. 281 di quell'anno.

Fontana: «Lombardia modello ma possiamo fare meglio»

L'emergenza covid-19 ha "dominato" gli interventi successivi. Secondo l'attuale presidente Attilio Fontana, «non c'è un'uscita credibile dalla crisi per l'Italia senza un ruolo centrale della Lombardia e del suo sistema produttivo, essenziale anche per il funzionamento del Terzo Settore». Fontana ha citato iniziative «sul fronte delle opere pubbliche, del sostegno alle imprese, della semplificazione normativa, della formazione e riqualificazione professionale» e ha aggiunto che «il nostro lavoro non può esaurirsi in una visione di breve periodo o nell'affrontare le emergenze più importanti».

Per Fontana, «la Lombardia è sempre stata un modello per tutto il Paese in questo ambito: tuttavia, l'esperienza della pandemia ci insegna che possiamo, che dobbiamo, fare ancora meglio. È fondamentale mettere il nostro territorio nelle condizioni di affrontare con immediatezza la possibilità di eventuali rigurgiti pandemici, a cominciare dal prossimo autunno».

Bassetti: «Nuovo regionalismo saldato all'Europa»

In aula è intervenuto anche Piero Bassetti, il primo "governatore", poi deputato per la Democrazia cristiana. «Quando la natura ci ha dichiarato guerra abbiamo riscoperto che ciò che conta sono in primo luogo le comunità primarie. In tale situazione l'efficienza delle istituzioni locali diventa oggetto politico prioritario», ha affermato, «e si scopre allora che delle Regioni c'è bisogno. Di fronte alla pandemia una risposta centralista non c'era e non era nemmeno pensabile». 

Bassetti ha anche detto che «non c'è più alcun motivo per lasciarsi tentare dal separatismo, ma nemmeno tuttavia dal sovranismo. Si può e si deve aprire una nuova stagione del regionalismo che, guardando verso l'Europa, stimoli la riorganizzazione di tutto il Paese nel segno dell'ammodernamento e quindi dell'autonomia e dell'innovazione responsabile. Un'Italia resa più flessibile dal sistema delle autonomie non può che essere un elemento chiave di un'Europa aperta al Mediterraneo. Oggi ci si incomincia a chiedere se sarà possibile salvare l'unità nazionale. La mia risposta è sì ma a patto di ridefinirla, non esitando per questo a saldare il sistema delle nostre autonomie alla rete delle autonomie europee».

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