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Piastra Expo, comincia l'appello per Sala. Che chiede la piena assoluzione

La prima udienza dell'appello. In primo grado Sala venne condannato a sei mesi convertiti in pena pecuniaria

E' cominciato a Milano il processo d'appello a carico del sindaco Beppe Sala per la vicenda legata alla "piastra" di Expo 2015, con il reato di falso ideologico caduto in prescrizione. La difesa del sindaco chiede comunque che venga pronunciata una sentenza di piena assoluzione.

In primo grado Sala era stato condannato a sei mesi, convertiti in 45 euro di pena pecuniaria, con l'accusa di avere retrodatato e firmato due verbali per sostituire altrettanti commissiari nella gara d'appalto per la cosiddetta piastra dei servizi, la "base" su cui edificare le strutture di Expo. I giudici di primo grado avevano concesso a Sala l'attenuante di avere agito per ragioni di valore morale o sociale, convinti che il ritardo di quei verbali avrebbe potuto scatenare altri ritardi "a catena" a partire dalla stessa gara della piastra, su cui si fondava il prosieguo della preparazione dell'esposizione universale, di cui Sala era commissario unico.

Secondo la difesa, il sindaco non sapeva come fosse costruita la soluzione della retrodatazione e firmò in buona fede, senza rendere irregolare la procedura nel suo complesso. Il 21 ottobre la prossima udienza. Dopo la condanna in primo grado, Sala ricevette la conferma della fiducia dalla sua maggioranza ma anche, inaspettatamente, dal leader della Lega Matteo Salvini ("di questo passo non si troverà più nessuno disposto a firmare una riga"). La procura di Milano, invece, aveva ritenuto troppo mite la condanna affermando che "anche la trasparenza è un valore sociale".

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