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Processo Expo, l'Appello con Beppe Sala imputato parte il 10 marzo

Decisa la data del processo d'appello: in primo grado il sindaco è stato condannato a 6 mesi convertiti in pena pecuniaria di 45 mila euro

E' stata decisa la data dell'inizio del processo d'apello per il sindaco di Milano Beppe Sala sulla piastra di Expo, per fatti risalenti a quando il primo cittadino era commissario unico di Expo 2015. Il processo partirà il 10 marzo. Come si ricorderà, il sindaco di Milano è stato condannato a sei mesi convertiti in una multa di 45 mila euro. L'accusa riguarda l'aver firmato due verbali retrodatati per sostituire due commissari della gara per la piastra dei servizi, che erano incompatibili. 

La procura generale, in primo grado, aveva chiesto 13 mesi e ha impugnato la sentenza nella parte in cui i giudici hanno concesso a Sala l'attenuante dei motivi di particolare valore morale o sociale. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado si leggeva che Sala era consapevole che i verbali fossero retrodatati, ma aveva firmato con l'unico scopo di evitare ulteriori ritardi che avrebbero potuto compromettere l'intero iter dei lavori per la manifestazione. Un interesse superiore, vista la rilevanza internazionale e gli interessi in gioco, economici e non, per l'intero Paese. 

Solidarietà bipartisan dopo la condanna

«Resterò a fare il sindaco per i due anni che restano del mio mandato», aveva commentato Sala dopo la sentenza: «Una sentenza del genere, dopo sette anni, per un vizio di forma, allontanerà tanta gente per bene dall'occuparsi dalla cosa pubblica». A Sala arrivò la solidarietà del mondo politico milanese, anche di colore diverso. «Da milanese sono orgoglioso di come è stato gestito Expo. Se c'è stato un errore verificheremo di che tipo di errore si tratta, però io da milanese non festeggio se il mio sindaco viene condannato», dichiarò il leader della Lega Matteo Salvini, all'epoca ministro dell'Interno.

E Fabrizio De Pasquale, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino, invitò Sala a «unirsi a noi nelle proposte per evitare la deresponsabilizzazione di amministratori e dirigenti pubblici». «Il sindaco preferiamo batterlo alle urne», fece eco il forzista Alessandro De Chirico.

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