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Arresto di Lara Comi, Fontana: «Episodio brutto ma non realtà del territorio»

Le reazioni del mondo politico all'arresto dell'ex eurodeputata Lara Comi

L'arresto (ai domiciliari) dell'ex parlamentare europea ed enfant prodige di Forza Italia, Lara Comi, avvenuto la mattina di giovedì 14 novembre, è quasi un fulmine a ciel sereno nel mondo politico, soprattutto nel centrodestra. La politica era già entrata nell'inchiesta sulla "Mensa dei Poveri", in un filone separato da quello principale che aveva portato già a maggio 2019 all'arresto di Nino Caianiello (plenipotenziario forzista a Varese), Fabio Altitonante (all'epoca sottosegretario in Regione) e Pietro Tatarella (all'epoca consigliere comunale a Milano). E si sapeva che le indagini stavano proseguendo, anche grazie alle deposizioni che Caianiello stava dichiarando ai magistrati.

Ma lo scalpore è palpabile. A cominciare dal legale della Comi, Giampiero Biancolella, che nell'attesa di leggere attentamente gli atti ha dichiarato sorpresa per il provvedimento, «visto che Lara Comi non è più parlamentare europeo e si è dimessa da tutte le cariche afferenti all'attività pubblica svolta». L'avvocato della politica ha anche aggiunto che chiederà che la Comi venga trasferita nell'abitazione dei genitori, che hanno problemi di salute: «Il padre ha appreso dell'arresto della figlia mentre era in ospedale».

Arrestata Lara Comi, le reazioni

"Non sono preoccupato perché non credo che esista questo problema», ha affermato il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana (leghista di Varese) commentando la notizia degli arresti. «Si è trattato di un episodio sicuramente molto brutto, ma che non rappresenta la realtà del nostro territorio. Credo che ben faccia la magistratura ad intervenire in maniera molto determinata in modo da eliminare queste situazioni".

"Ogni privazione di libertà lascia colpito e deve essere valutata con molta cautela. Quello che emerge è la commistione tra politica e gruppi di potere locale sulla quale bisogna fare chiarezza», il commento di Fabio Pizzul, capogruppo del Pd in Regione, aggiungendo che la maggioranza dovrebbe «fare una riflessione e dire come poter superare questa situazione imbarazzante".

"I nuovi arresti di oggi nell’ambito dell’inchiesta “mensa dei poveri” confermano la presenza in Lombardia di una rete che agisce dentro e fuori dalle istituzioni che ha utilizzato la cosa pubblica per garantire carriere personali, arricchimenti e finanziamenti alle filiere politiche e personali. Al di là della prudenza che deve guidarci in attesa dei giudizi, è evidente che siamo di fronte all’ennesima dimostrazione di uno spregiudicato uso dei rapporti istituzionali che porta le decisioni fuori dalle sedi proprie e le piega ad interessi economici e di potere. Credo che il silenzio del centrodestra lombardo su queste vicende non sia più sostenibile di fronte al ripetersi di questi episodi, soprattutto mentre governa le istituzioni più importanti. Per restituire credibilità alla politica serve dire tutti con nettezza che le istituzioni lavorano per i cittadini e non per gli affari di pochi", è la nota del senatore lombardo Franco Mirabelli, Vicepresidente del gruppo PD al Senato e Capogruppo PD in Commissione Parlamentare Antimafia.

 «Ormai è una replica di un film già visto. L’inchiesta ‘mensa dei poveri’ si arricchisce di nuovi arresti, come da copione. Quelli che dovrebbero essere preparati e si ergono a paladini dell’efficienza e a classe dirigente finiscono dagli scranni alle galere e nel migliore dei casi ai domiciliari. Lara Comi era già finita nei guai per aver assunto la madre come assistente quando era deputata europea.
Si difese dicendo che non sapeva che fosse vietato. Ora dirà che non ha chiaro cos’è la corruzione e il finanziamento illecito. Il problema è che la questione morale non è sentita nel centro destra come in Regione Lombardia. La revoca del difensore civico anch’esso coinvolto nella mensa dei poveri non ci è stata accolta. E avere in ORAC un componente che non ha ricevuto l’autorizzazione a far parte dell’organismo dal Comando dei Carabinieri e dal Ministro non è un bel biglietto da visita. I cittadini devono continuare ad avere fiducia in chi come il M5S ha delle regole ferree nel selezionare i portavoce senza problemi con la giustizia. In quanto a preparazione non abbiamo nulla da invidiare agli altri partiti”, così Marco Fumagalli, capogruppo del M5S Lombardia, commenta gli arresti di questa mattina nell’ambito dell’inchiesta “Mensa dei poveri».

Reazioni anche dalla città di Lara Comi, Saronno. L'esponente locale del Pd Francesco Licata ha affermato che «si tratta dell'ennesimo schiaffo a chi, come me e tanti altri, la politica la vive come autentica passione». E Raffaele Erba del Movimento 5 Stelle ha dichiarto che "la legge Spazzacorrotti, da noi fortemente voluta, sta dimostrando che, se gli inquirenti hanno a disposizione degli strumenti validi per indagare, vengono scoperchiati i Vasi di Pandora".

Arrestata Lara Comi, le accuse

Oltre a Lara Comi, il 14 novembre sono stati arrestati l'amministratore delegato dei supermercati Tigros, Paolo Orrigoni, già candidato sindaco della Lega e del centrodestra a Varese nel 2016 (fu sconfitto al secondo turno per un soffio), e il direttore generale di Afol Giuseppe Zingale, quest'ultimo finito in carcere.

La Comi, che è ai domiciliari, risulterebbe implicata in tre diverse vicende. La prima porta verso la sua società di consulenza, che avrebbe ricevuto da Afol - e in particolare dal dg Zingale - due contratti di consulenza dietro - si legge nelle carte - "promessa di retrocessione di una quota parte agli stessi Caianiello e Zingale". 

La forzista è poi accusata di aver ricevuto un finanziamento illecito di oltre 30mila euro euro dal presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, che le avrebbe versato quei soldi poco prima delle ultime elezioni europee per una consulenza basata - hanno accertato le indagini - su una tesi di laurea semplicemente scaricata dal web. 

Infine, sempre secondo l'indagine, il suo addetto stampa avrebbe restituito 2mila euro al mese del suo stipendio a Forza Italia per pagare le spese della sede che la Comi non avrebbe pagato. Il nome della Comi è finito, come era già trapelato, nella maxi operazione "Mensa dei poveri", che lo scorso 7 maggio aveva portato a 43 misure cautelari eseguite nei confronti, tra gli altri, dell'ex coordinatore di Fi a Varese Nino Caianiello - ritenuto dagli inquirenti il vero burattinaio - del consigliere lombardo Fabio Altitonante e dell'allora candidato alle Europee - anche lui in quota Fi - Pietro Tatarella

Il consigliere comunale Pietro Tatarella, era emerso all'epoca, avrebbe ottenuto 5mila euro al mese, pagati tramite false fatture per consulenze professionali inesistenti, da parte dell'imprenditore D'Alfonso in cambio di favori negli appalti dell'Amsa, per aprirgli la strada per l'ottenimento di lavori a Varese e a Novara, dove sarebbe stato coinvolto anche il parlamentare di Forza Italia Diego Sozzari. 

I soldi di D'Alfonso sarebbero stati ceduti anche a Fabio Altitonante, sottosegretario di Regione Lombardia a Expo: "in occasione della campagna 2018 per le consultazioni politiche e regionali" l'imprenditore, secondo quanto contenuto nell'ordinanza, avrebbe corrisposto "sistematici finanziamenti illeciti a soggetti politici", tra cui appunto Altitonante.

Chi è Lara Comi

Poco più di una settimana fa, come in uno strano gioco del destino, tutti gli indagati - compresi i colleghi di Lara Comi - sono tornati liberi, mentre è rimasto in cella soltanto l'imprenditore Daniel D'Alfonso. 

Da giovedì, invece, nei guai ci è finita La stessa Comi, che in Lombardia è molto nota e che è in politica praticamente da sempre. Nata nel 1983 a Garbagnate, nel maggio 2014 era stata rieletta eurodeputata al Parlamento Europeo con 84.048 preferenze, risultando la donna del centro destra più votata d’Italia, sempre nella circoscrizione Italia nord-occidentale, la stessa dove era già stata eletta cinque anni prima. 

"Sin dai tempi del liceo, la politica ha fatto parte del mio dna - racconta lei stessa sul proprio sito ufficiale -. Ho iniziato a diciannove anni come portavoce di Forza Italia a Saronno e nel 2004 sono diventata Coordinatrice Lombardia di Forza Italia Giovani". E sullo stesso sito spiega: "Per la mia discesa in campo europeo ho scelto il Popolo delle Libertà e il suo leader perché credo nel valore inalienabile della libertà, nella dignità della persona, della responsabilità". 

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