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Tangenti e corruzione: arrestato anche Pietro Tatarella, il consigliere candidato alle Europee

La carriera politica della giovane promessa "azzurra", la candidatura alle Europee e l'arresto

In consiglio comunale a Milano dal 2011 e un futuro politico da "giovane promessa" di Forza Italia con la candidatura alle elezioni Europee per gli Azzurri nella circoscrizione Nord Ovest e una campagna elettorale entrata nel vivo. Martedì poi l'arresto.

Tra i politici finiti al centro della bufera sollevata dalla maxi inchiesta condotta dai carabinieri della compagnia di Monza e dalla Guardia di Finanza di Varese coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano c'è anche Pietro Tatarella. Classe 1983, sposato con un figlio.

Una carriera politica iniziata a 22 anni 

Nel 2006, a soli ventidue anni, Pietro Tatarella, si è candidato alle elezioni regionali per il consiglio regionale della Lombardia. Nel 2007 poi la nomina a consigliere di zona 7. E' iniziata così a Milano la carriera politica di Tatarella che nel 2011 è approdato tra i banchi di Palazzo Marino come consigliere comunale di Forza Italia. Per le elezioni Europee del prossimo 26 maggio, già vice coordinatore regionale di Forza Itaia, si è presentato come candidato degli Azzurri.

L'indagine e l'arresto

Nell'ambito dell'inchiesta che ha portato all'esecuzione di 43 ordinanze di custodia cautelare in relazione a un presunto giro di tangenti e corruzione nell'ambito del mondo politico è finito nei guai anche il consigliere comunale milanese. Il nome di Pietro Tatarella figura tra gli arrestati, nel filone dell'inchiesta che ha per protagonista l'imprenditore del settore rifiuti e bonifiche ambientali, Daniele D'Alfonso della Ecol-Service srl, insieme a Fabio Altitonante.

In totale sono state eseguite 43 ordinanze di custodia cautelare (12 in carcere, 16 agli arresti domiciliari, 3 all’obbligo di dimora e 12 all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria): gli indagati sono ritenuti a vario titolo responsabili di associazione per delinquere aggravata dall’aver favorito un’associazione di tipo mafioso, e finalizzata al compimento di plurimi delitti di corruzione, finanziamento illecito ai partiti politici, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, false fatturazione per operazioni inesistenti, auto riciclaggio e abusi d’ufficio. In totale l'inchiesta ha coinvolto 95 persone indagate.

Tra gli episodi di corruzione contestati risulta anche un tentativo di "istigazione alla corruzione" nei confronti del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana che non risulta indagato nell'inchiesta della Dda di Milano. 

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