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Sanità, la Regione non controllerà più i bilanci dei privati accreditati

Le opposizioni durissime contro la decisione di eliminare l'obbligo della verifica dei bilanci. Il centrodestra toglie anche il test anonimo nella selezione dei dg

La Regione Lombardia non controllerà più, ogni anno, i bilanci degli enti privati accreditati sulla sanità. L'obbligo di questo controllo è stato eliminato durante l'esame delle modifiche alla legge regionale sulla sanità, in corso di svolgimento in commissione. Durissima la reazione delle opposizioni di centrosinistra, secondo cui gli scandali della Maugeri e del San Raffaele potrebbero ora rischiare di ripresentarsi. 

Gian Antonio Girelli (Pd) parla di "volontà politica di fare un passo indietro rispetto alla trasparenza". Per i Lombardi Civici Niccolò Carretta e Elisabetta Strada, "la Regione ha paura di vigilare su realtà che ricevono ingenti risorse pubbliche". Michele Usuelli (Più Europa) commenta che "valutare periodicamente la solidità di queste strutture che svolgono un ruolo molto importante, permette una programmazione più efficace, una migliore conoscenza dei partners. Rinunciare come giunta alla responsabilità di conoscere i bilanci delle aziende private convenzionate, lasciando che i bilanci siano validati dalle Ats significa confondere i ruoli tra chi deve gestire e chi deve controllare". 

Era già emersa da qualche giorno la volontà della Regione di eliminare le prove scritte anonime per gli esami di selezione dei direttori generali della sanità. La legge nazionale non obbliga le Regioni a somministrarle, ma si trattava dell'unico elemento oggettivo nella selezione, che ora - secondo le opposizioni - sarà ancora più discrezionale. Per Usuelli è "una scelta gravissima. Il test anonimo ha garantito un po' d'imparzialità nella valutazione e nella scorsa tornata di nomine si è rivelato efficace". Carretta e Strada lamentano che "abolire la prova scritta è un ritorno dell'ingerenza della politica sulle nomine".

Nomine che i Lombardi Civici, con un emendamento bocciato dalla maggioranza, avevano chiesto che durassero cinque anni e non tre, per dare tempo ai direttori generali di programmare interventi e portare a termine progetti. Ora la palla passerà all'aula del consiglio, il 20 novembre. "Ci auguriamo che si possa assistere a un vero confronto nel merito", commenta Usuelli: "In commissione abbiamo assistito a un dibattito in cui la maggioranza ha fatto muro, opponendo sempre e solo dei 'no' senza motivare le proprie scelte".

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