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Morte di dj Fabo, Marco Cappato rinviato a giudizio: ci sarà il processo

Il gip Luigi Gargiulo ha deciso di non accogliere la richiesta d'archiviazione da parte della procura milanese

Sarà processato Marco Cappato, esponente dei Radicali e tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, per la morte di dj Fabo in Svizzera. Lo ha deciso il gip di Milano Luigi Gargiulo, che non ha accolto la richiesta d'archiviazione avanzata dalla stessa procura di Milano che aveva aperto un fascicolo per "aiuto al suicidio".

Video | Cappato: «Archiviazione o processo, noi andiamo avanti»

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A febbraio 2017 Cappato accompagnò dj Fabo in una clinica della Svizzera perché si sottoponesse alla morte volontaria assistita, permessa nel Paese elvetico. Il giorno successivo, al rientro a Milano, l'esponente radicale si era autodenunciato presso una caserma dei carabinieri. Dj Fabo era tetraplegico e cieco in seguito ad un incidente stradale del 2014.

Dj Fabo e Cappato: perché la procura aveva chiesto l'archiviazione

Secondo la procura di Milano, sia la Costituzione italiana sia la Convenzione Europea per la Salvaguardia dei diritti dell'Uomo (Cedu) non imporrebbero l'assoluta indisponibilità del diritto alla vita. La Corte europea, poi, in una sentenza ha stabilito che «anche il diritto alla vita, come tale, è bilanciabile con altri diritti e può essere sacrificato laddove siano individuati prevalenti interessi che con esso confliggono». 

Di conseguenza le pratiche di suicidio assistito «non costituiscono una violazione del diritto alla vita, quando siano connesse a situazioni oggettivamente valutabili di malattia terminali, o gravida di sofferenze o ritenuta 'intollerabile o indegna' dal malato stesso». Così, appunto, la procura.

Il gip Luigi Gargiulo aveva stabilito di prendere tempo e fissare un'udienza tra le parti per il 6 luglio, per poi prendere una decisione definitiva. Che poi è stata per l'apertura del procedimento a carico di Cappato.

Cappato: «Processiamo legge ingiusta»

«Rispetto la decisione. Il processo sarà anche l'occasione per processare una legge ingiusta»: così Marco Cappato su Facebook appena si è saputo della decisione del gip. La stessa procura di Milano, nella richiesta d'archiviazione, aveva lanciato un messaggio "politico", definendo «opportuno» che il Legislatore disciplini il "diritto al suicidio" «in modo da prevenire il rischio di abuso, ad esempio, sotto forma di pratiche eutanasiche, nei confronti di persone il cui consenso non sia sufficientemente certo».

«Il processo - ha dichiarato ancora Cappato - sarà l'occasione per difendere il rispetto della libera e consapevole scelta di Fabo interrompere una condizione di sofferenza insopportabile. Sarà anche l'occasione per processare una legge approvata in epoca fascista che, nel nome di un concetto astratto e ideologico di vita, è disposta a sacrificare e calpestare le vite delle singole persone in carne ed ossa».

«Nel frattempo - ha concluso - l'azione di disobbedienza civile che portiamo avanti dal sito soseutanasia.it prosegue, fino a quando il Parlamento non avrà avuto il coraggio di decidere sulla nostra proposta di legge di iniziativa popolare depositata ormai quattro anni fa. Purtroppo, devo constatare che persino sul testamento biologico la politica ufficiale è incapace di assumersi le proprie responsabilità».

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