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Politica Chinatown / Via Paolo Sarpi

Primarie Milano, tanto rumore per nulla: tra i votanti soltanto uno su cento era cinese

Arrivano i primi dati. E si spegne il "caso" cinesi al voto. La percentuale di stranieri al voto alle primarie del 6 e 7 febbraio si ferma attorno al 3%. Solo la metà erano cinesi

Beppe Sala è stato scelto dai milanesi. O, quanto meno, dagli italiani di centrosinistra. Di certo, non dai cinesi. Nonostante i veleni social, nonostante il richiamo - anche qui social - a presunte “truppe cammellate” o ordini di scuderia superiori, e nonostante qualche finto scoop fotografico, evidentemente fuori tema e fuori tempo. 

I dati dei votanti alle primarie del 6 e 7 febbraio lasciano poco spazio ai dubbi. Dei 60.475 “elettori” che si sono recati alle urne, poco più di 3 su 100 erano stranieri. Una percentuale, già di per sé bassa, che scende alla metà se si considerano soltanto i cittadini cinesi. 

Si spengono così, o almeno dovrebbero spegnersi, tutti i mugugni che avevano accompagnato la due giorni di voto, che tra l’altro - regole alla mano - era aperto a tutti gli extracomunitari regolarmente residenti a Milano, cinesi inclusi quindi. 

In molti, soprattutto da sinistra, avevano visto in una presunta massiccia affluenza dei cinesi al voto un tentativo di favorire la corsa di Beppe Sala verso la vittoria. Peccato, però, che di massiccia affluenza si faccia molta fatica a parlare. 

E, ironia della sorte, i numeri sono irrisori proprio laddove i cinesi hanno creato la loro “Chinatown”. Alle 18.30 di domenica pomeriggio, infatti, nei seggi di via Sarpi, via Giusti, via Procaccini e piazza Gramsci su 1168 elettori totale solo 87 erano stranieri. Altro che truppe cammellate. 

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