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Il caso

Come votano le persone positive al covid?

Tra circolari di Viminale e prefetture e Comuni, che si sono mossi in ordine sparso, decine di migliaia di persone rischiano di non poter esercitare il loro diritto di voto

I positivi al covid possono votare? La domanda è semplice, la risposta non altrettanto: tra circolari di Viminale e prefetture e Comuni, che si sono mossi in ordine sparso, decine di migliaia di persone rischiano di non poter esercitare il loro diritto di voto. Alle prime elezioni politiche dallo scoppio della pandemia, con i contagi in risalita, l'intenzione del governo era quella di non escludere i positivi dall'appuntamento elettorale. ''Gli elettori positivi al covid-19 che sono sottoposti a trattamento domiciliare o in condizioni di isolamento presso la propria abitazione possono votare?'' è la domanda della Faq numero 25 pubblicata sulla pagina del sito del ministero dell'Interno dedicata alle elezioni politiche. ''Sì'', è la risposta. Ma è davvero così?

Le disposizioni dil Ministero e le testimonianze

I positivi - spiega il Viminale - ''possono votare presso il Comune di residenza, facendo pervenire al sindaco del Comune nelle cui liste sono iscritti, in un periodo compreso tra il decimo e il quinto giorno antecedente quello della votazione, una dichiarazione attestante la volontà di esprimere il voto presso il proprio domicilio'' e ''un certificato che attesti la sottoposizione a trattamento domiciliare o la condizione di isolamento per covid-19''. Le circolari delle prefetture ricalcano le disposizioni del ministero dell'Interno, fissando quindi il termine per la richiesta di voto domiciliare a cinque giorni prima delle elezioni. E le 87.067 persone risultate positive dopo il 20 settembre?

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È il caso della signora Rosetta Cannistrà, 55enne residente a Milano, insieme al figlio, elettore di 27 anni, anche lui positivo al covid, come racconta Today. ''Il medico di base mi ha prescritto il tampone. L'ho fatto martedì e ho saputo della mia positività martedì in tarda serata. Mercoledì mattina ho chiamato il Comune, per chiedere informazioni sul voto. Mi ha risposto un'operatrice e dopo un po' di attesa, mi ha detto che i malati di covid non possono votare". A quel punto, e siamo a giovedì, Rosetta ha provato con i social. Sotto a un tweet del Comune di Milano dedicato alle elezioni, ha commentato: ''Per chi è positivo al covid però non ci date la possibilità di votare''.

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Poi la signora Cannistrà ha nuovamente chiamato gli uffici comunali: ''Mi hanno dato un altro numero di telefono e un indirizzo e-mail, spiegandomi però che dovevo avere il certificato di isolamento dell'Ats''. E qui il secondo problema, perché ''il certificato è disponibile solo da oggi, ma arrivata a questo punto è inutile, perché è troppo tardi". Il Comune di Milano ha infatti chiuso i termini per la richiesta di voto domiciliare alle 12 di sabato 24 settembre, spingendosi così ben oltre la scadenza fissata dal Viminale. Una proroga comunque non pubblicizzata, tanto che alla fine gli elettori milanesi positivi al covid che usufruiranno del voto da casa saranno una decina (su quasi 1.200 contagi registrati nel capoluogo in soli tre giorni, tra mercoledì e venerdì, stando ai diffusi dai bollettini della Regione).

Sibilia: “Termini ordinatori e non perentori”

Che la gestione del voto dei positivi sia affidata all'organizzazione dei singoli Comuni lo conferma anche il Viminale. Sul voto dei positivi al covid soggetti al trattamento sanitario o in isolamento domiciliare, il sottosegretario all'Interno Carlo Sibilia, ''va sottolineato che nell'articolo 4 del dl n. 41/2022 viene indicato che per esercitare il diritto di voto a domicilio, il termine è fissato entro il quinto giorno antecedente il voto''. Si tratta però di un termine ''da intendersi ordinatorio e non perentorio'', il che comporta ''che anche chi facesse richiesta di voto oltre quel termine può farne richiesta al Comune nelle cui liste elettorali è iscritto. Il Comune potrà eventualmente organizzare la raccolta del voto compatibilmente con le esigenze organizzative''. In sintesi: ogni Comune si regola a modo suo. ''Fatta questa premessa, auspico, ovviamente, che i Comuni riescano con i mezzi a loro disposizione e facciano tutto il possibile per assicurare anche a questi soggetti l'esercizio di un diritto costituzionalmente garantito, oltre che un dovere civico'', aggiunge.

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