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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Cittadinanza onoraria al Dalai Lama: la Cina si arrabbia

E la "comunità cinese di Milano" annuncia iniziative contro il conferimento, promettendo che diffonderà la "verità storica"

L'ultima volta, il Dalai Lama Tenzin Gyatso era entrato (con gli onori del caso) a Palazzo Marino, dove aveva anche tenuto un discorso in cui parlava di pace. Questa volta, invece, incontrerà il sindaco Giuseppe Sala in un luogo "neutrale", forse addirittura in aeroporto, ma riceverà quella cittadinanza onoraria che, l'altra volta, non gli era stata concessa: all'epoca l'amministrazione Pisapia aveva deciso di non "stuzzicare" troppo la Cina, che considera il Dalai Lama un nemico, in vista di Expo 2015.

Il Dalai Lama a Palazzo Marino © Melley/MilanoToday

La cittadinanza onoraria verrà conferita al Dalai Lama in un luogo non istituzionale e non da parte del primo cittadino. Ma l'ambasciata cinese in Italia ha duramente reagito, ricordando che «il quattordicesimo Dalai Lama non è una figura puramente religiosa, ma è un politico in esilio che da anni si presenta in veste religiosa nello svolgimento delle attività separatiste contro la Cina». La nota si chiude affermando che la decisione di conferire la cittadinanza onoraria «ha ferito gravemente i sentimenti del popolo cinese» e che vi sarà un «impatto negativo sui rapporti bilaterali».

L'ambasciata cinese ha anche fatto circolare un testo del ricercatore Marco Costa (Centro studi Eurasia-Mediterraneo), nel quale l'autore ripercorre la storia del Tibet in chiave cinese elencando tutti i presunti benefici che la regione ha ottenuto sotto il controllo di Pechino, dall'agricoltura al turismo, e stigmatizzando invece il regime precedente. Costa è noto da anni per le sue posizioni oltranziste a favore della Cina, del socialismo in chiave cinese e così via. In una intervista pubblicata sul sito del centro studi per cui lavora, ad esempio, ad una domanda sui diritti umani a Pechino e dintorni rispondeva parlando del "diritto al lavoro" che sarebbe previsto nella costituzione italiana e del fatto che invece la disoccupazione sia molto più alta in Italia che in Cina, e sostanzialmente difendeva anche il controllo cinese sui social network come Facebook.

E nella polemica è intervenuta anche la comunità cinese di Milano, naturalmente sulla scia della sua ambasciata: «Iniziativa sbagliata che offende decine di migliaia di cittadini cino-milanesi», si legge in una nota ufficiale diffusa dall'ufficio stampa. Anche qui vengono ripercorsi i presunti vantaggi del Tibet da quando è stato «ricongiunto» alla Cina. Tuttavia, a differenza dell'ambasciata, la non meglio identificata "comunità cinese di Milano" scrive che «questo conferimento non scalfisce il nostro amore e attaccamento alla città», e promette di diffondere sempre più la «corretta informazione storica che aiuti ad evitare, in futuro, situazioni simili». 

Intanto, però, è annunciato un presidio davanti al Teatro Arcimboldi per giovedì 20 ottobre a partire dalle 11.30. Ma il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, non fa un passo indietro: «Credo che Milano abbia interesse a essere accogliente rispetto alla comunità cinese e alle loro proposte, però l'interesse è reciproco», dichiara. E poi: «Adesso vedremo dove, ma io il Dalai Lama lo incontrerò e non temo ripercussioni». E anche il comune di Rho si preprara a conferire la cittadinanza onoraria a Tenzin Gyatso. Per l'occasione, i monaci tibetani hanno preparato il mandala, simbolo rituale e spirituale, che è stato posizionato nell'atrio del municipio rhodense.

Di seguito: la repressione cinese in Tibet

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