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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Referendum autonomia, Maroni ha deciso: si vota il 22 ottobre come in Veneto

Decisa la data dal governatore. Polemiche dal centrosinistra

Si terrà domenica 22 ottobre il referendum per "l'autonomia della Lombardia": lo ha annunciato Roberto Maroni, presidente della Regione, al termine della riunione di giunta del 21 aprile che si è svolta nella città di Bergamo. Si tratta della stessa data già scelta dal Veneto, anch'esso a guida leghista. E, novità, il referendum si svolgerà con il voto elettronico.

«Sarà l'inizio di una fase nuova - ha spiegato Maroni - che porta la Lombardia e il Veneto nelle condizioni di poter amministrare maggiori risorse. La Lombardia merita di essere una Regione a statuto speciale, meritiamo di tenerci tutte le tasse pagate che oggi vanno disperse in mille rivoli».

Maroni è poi passato direttamente alla "campagna elettorale": «Non credo che nessun lombardo possa votare 'no' al quesito "vuoi che una parte rilevante dei 53 miliardi di tasse lombarde che escono dalla Lombardia e non tornano rimangano qui per aiutare chi ha bisogno, per realizzare gli ospedali, per migliorare l'assistenza sanitaria, abolire il bollo auto?».

Non si sono fatte attendere le reazioni da parte dell'opposizione. «Maroni - commenta Chiara Cremonesi di Sel - si conferma deciso a garantire alla Lega un pezzo di campagna elettorale a spese dei lombardi. Questo referendum da oltre 40 milioni di euro non porterà a una maggiore autonomia per la nostra Regione, ma solo a un ulteriore passaggio con il governo che potrebbe essere invece avviato da subito».

«Se volesse davvero il trasferimento di maggiori competenze alla Lombardia, Maroni non butterebbe al vento 46 milioni di euro e coglierebbe al volo la disponibilità del governo, espressa dal ministro Maurizio Martina, di aprire il tavolo per la trattativa. I nostri sindaci e i nostri presidenti di provincia hanno indicato da un anno e mezzo questa strada per avere più autonomia e più risorse. Ora Maroni e la Lega scelgano se vogliono davvero l'autonomia o solo fare una sceneggiata elettorale», spiega invece Alessandro Alfieri del Pd.

«Il referendum è inutile perché il governo ha dato segnali di apertura e disponibilità», dichiara Giorgio Gori del Pd, sindaco di Bergamo che ha partecipato alla riunione della giunta nella sua città (e da molti è dato per candidato del centrosinistra a presidente della Regione nel 2018). Gori definisce «condivisibile l'obiettivo», ma ricorda che Martina «ha già affermato che non c'è bisogno di fare un referendum per trattare con il governo».

«Sono sempre pronto a discutere e collaborare», ribatte Maroni. «Se ci saranno segnali di concretezza dialogherò volentieri col governo. Intanto oggi abbiamo fissato la data del referendum».

E il Movimento 5 Stelle si "schiera" a favore: Dario Violi, consigliere regionale, parla di «grande occasione per i lombardi» e sottolinea che «non si discute di indipendentismo padano o secessioni farlocche». Poi accusa il Pd: «Hanno fatto di tutto per evitare l'abbinamento del referendum con le elezioni. Se spendiamo milioni di euro per il referendum è colpa del loro governo. E' ancora più ridicolo che i loro sindaci e amministratori locali, dopo anni di tagli e la desertificazione delle risorse ai territori da parte del governo, pretendano di aprire un tavolo per avere l'autonomia».

Sul fronte del "no", il Patto Civico con Roberto Bruni. «Sembra che sia finalmente stata fissata una data a oltre due anni dall'indizione. Per il 22 ottobre ne saranno passati addirittura più di due e mezzo. E il punto surreale è che in tutto questo tempo, nell'attesa di un referendum inutile, Maroni poteva avviare una trattativa con il governo risparmiando 40 e rotti milioni di euro», chiarisce il consigliere regionale del centrosinistra, capogruppo del Patto. «Incalzeremo la Giunta con una mozione affinché si riempia di contenuti concreti un'operazione che al momento è tutta e solo propaganda».

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