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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Comune, accordo con le banche sui derivati. Sì dal consiglio

Solo due contrari (Lega e 5Stelle) al voto di ieri sera sull'accordo con le banche sui derivati. Ma si registra il "malumore" dell'Idv. Il comune incasserà subito 40 mln più altri 20 all'anno per 20 anni

"Prima ce ne liberiamo e meglio è". Conclude così Bruno Tabacci la contro-replica sulla delibera sull'accordo transattivo sui derivati, e si riferisce alle banche con le quali è stato raggiunto silenziosamente un accordo per una transazione che porterà alle casse del comune circa 20 milioni di euro all'anno di rendimento e 450 milioni di garanzia. Milano chiude così, almeno sul piano puramente finanziario, la "partita" dei derivati iniziata nel 2005. Hanno votato a favore i consiglieri di maggioranza, escluso però Cappato (che ha ribadito di non partecipare ai voti d'aula finché non verranno affrontati i temi dei referendumm ambientali) e Grassi dell'Italia dei Valori.

Lo stesso Grassi e il consigliere dei 5 Stelle Mattia Calise hanno lamentato scarsa comunicazione sull'argomento tra giunta e consiglio. A votare contro sono stati lo stesso Calise e l'unico consigliere della Lega presente, Alessandro Morelli. Si sono invece astenuti Pdl e Nuovo Polo. La giunta aveva chiesto un voto ampio "perché è utile a dare forza al comune per trattare con riottosi interlocutori", come ha detto Tabaci.

All'accordo manca in realtà ancora la firma delle banche coinvolte (Deutsche Bank, Depfa Bank, Jp Morgan e Ubs), ma pare più che altro una formalità. Al comune di Milano arriveranno subito 40 milioni di euro, una specie di tesoretto che ha consentito a Tabacci di promettere che per il 2012 non aumenterà l'addizionale Irpef appena introdotta. Bocciata invece l'idea del Pdl che chiedeva di diminuirla proprio grazie a questi 40 milioni. La corte dei conti in realtà si deve ancora esprimere sul corretto uso di questo contributo immediato, la giunta intende comunque usarlo per coprire le spese correnti dell'anno in corso.

L'altra parte dell'accordo è che il comune incassi 413 milioni di euro (contro il valore iniziale di 1,6 miliardi di euro di sette anni fa) in Btp e depositi bancari vincolati ai derivati ancora in essere. Il rendimento annuale dei Btp sarà di circa 20 milioni di euro per vent'anni, con un costo per il comune corrispondente a un tasso fisso del 4%. Ma non è finita: la chiusura dei derivati sui tassi d'interesse permetterà al comune di "sbloccare" circa 80 milioni di euro che il comune aveva riservato a loro garanzia: è probabile che vengano usati per acquistare nuovi treni della metropolitana.

L'accordo è frutto di un percorso iniziato in consiglio comunale più di un anno fa, condotto principalmente dall'allora esponente del Pd a Palazzo Marino Davide Corritore, che poi ha personalmente concluso la vicenda nell'attuale ruolo di direttore generale. Il percorso è stato condiviso, anche perché il comune di Milano si è considerato danneggiato da una specie di truffa da parte delle banche, che (secondo il parere di Palazzo Marino) non avrebbero chiarificato tutti gli esatti termini dei contratti sui derivati.

Anche per questo è in corso un processo penale, in cui il comune si è costituito parte civile. Al momento pende un'eccezione di competenza di Jp Morgan, che vorrebbe spostare il processo davanti a un giudice inglese. L'avvocatura comunale, peraltro, ha sottolineato che le probabilità di risarcimento non sono molte e comunque bisognerebbe aspettare la fine dei contratti sui derivati per calcolarne il corretto importo. Ma il consiglio comunale ieri sera su questo punto si è dimostrato compatto. Tabacci ha cercato di rassicurare Lega e Pdl sul fatto che il comune rimarrà in giudizio come parte civile.

Un energico intervento in tal senso è stato quello di Basilio Rizzo: "E' insopportabile - ha detto il consigliere della Sinistra per Pisapia - che ai milanesi giunga involontariamente il messaggio che nulla è successo, nessuno ha colpa, ci si stringe la mano e finisca lì. Sommessamente voglio sperare che non vada a finire così". E Manfredi Palmeri ha invitato il dg Davide Corritore a mettere in condivisione i risultati raggiunti sull'acordo "anche a favore di altri enti che non hanno o non hanno avuto la nostra stessa forza".

 

DERIVATI: COSA SONO?

Se ne parla tanto, ma forse è opportuno spendere qualche parola per capire di che cosa si tratta. I "derivati" sono strumenti di finanziamento il cui prezzo è basato sul valore di mercato di un bene che può essere un'azione, un tasso d'interesse, una valuta, ma anche una derrata agricola. Si chiamano così perché il prezzo deriva dal prezzo dell'attività sottostante. Un primo esempio di "derivati" era costituito dai "futures", contratti con cui gli imprenditori si impegnavano ad acquistare domani un quantitativo di merce. Se questa merce ha un grande apprezzamento, si rischia di perdere anche più del capitale iniziale.

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