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Respinte dimissioni dal Senato di Giovanna Mangili (M5s): "Motivi troppo vaghi"

Della Vedova (Monti): "Qualcuno parlò di dimissioni imposte". Malan (Pdl): "La collega rifletta sul suo gesto"

L'aula del Senato ha respinto le dimissioni presentate da Giovanna Mangili, del Movimento 5 Stelle. La Mangili era capolista in Lombardia e si è poi dimessa non appena eletta adducendo motivazioni che, ai rappresentanti di quasi tutti gli altri gruppi parlamentari, sono sembrate lacunose e vaghe. La Mangili, che fa politica nel Movimento 5 Stelle insieme al marito Walter Mio (già candidato sindaco a Cesano Maderno), era stata accusata all'interno di avere costituito una specie di "cordata familiare" per trionfare alle primarie. Secondo quanto dichiarato da Mio e Mangili, le dimissioni da senatrice dovevano essere una risposta chiara all'accusa.

Intendiamoci: solitamente l'aula di appartenenza respinge una prima volta le dimissioni, come bon ton, per poi accettarle la seconda volta. Ma per quest'occasione c'è di più: Lucio Malan, del Pdl, ha per esempio richiamato la collega a una "riflessione più approfondita sulla decisione di rinunciare a un mandato che è stato affidato dagli elettori con il voto".

La Mangili aveva giustificato la scelta con "motivazioni personali" che secondo Luigi Compagna (Grandi autonomie e libertà) occorrerebbe "conoscere più dettagliatamente, senza violare la privacy". E il senatore Benedetto Della Vedova, eletto in Lombardia con Scelta Civica, ha ricordato che "in questo caso si tratta di tutelare anche il voto degli elettori e non solo la libertà di decidere dell'eletto. Per questa ragione è necessario comprendere le  motivazioni del dimissionario e la lettera laconica, trasmessa al Senato, di certo non ci aiuta. Delle dimissioni di Mangili non sappiamo nulla".

Della Vedova ha infine ricordato all'aula che, all'indomani dell'elezione, sui social network si era scatenata una 'bagarre' tra attivisti del M5s che avevano anche parlato di "dimissioni imposte dall'alto per evitare non meglio precisati inciuci in Parlamento". Si è poi espressa - nella stessa direzione - anche Anna Finocchiaro (Pd). Il capogruppo del Movimento 5 Stelle Vito Crimi (anche lui, tra l'altro, eletto nella lista lombarda) ha sottolineato il "carattere personale" delle dimissioni e ha respinto le "illazioni" sul divieto del vincolo di mandato. Alessandra Mussolini (Pdl) ha preferito non partecipare al voto sottolineando una analogia con le dimissioni in bianco fatte firmare alle lavoratrici.

Le dimissioni sono state respinte con 48 voti favorevoli, 219 contrari e 4 astensioni.

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