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Martedì, 16 Aprile 2024
Commissione antimafia

Il Pd si dimette dalla commissione antimafia in Regione per far cadere la presidente

La presidenza della commissione antimafia è per statuto dell'opposizione, ma Monica Forte (ex 5 Stelle) si è astenuta sulla censura all'assessore La Russa (per il saluto romano) e ha elogiato la Meloni ("spero faccia bene")

Si sono dimessi dalla commissione antimafia in Regione Lombardia i consiglieri del Partito democratico che ne fanno parte, Gian Antonio Girelli e Angelo Orsenigo. Motivo? Gli esponenti 'dem' accusano la presidente Monica Forte (ex 5 Stelle, ora gruppo misto) di essersi astenuta sulla mozione di censura a Romano La Russa, assessore alla sicurezza, per il gesto del saluto romano durante il funerale del cognato, staccandosi così dalle opposizioni. Ma la accusano anche di un eccessivo personalismo nella gestione della commissione.

"Segnaliamo il disagio nei confronti della gestione di Monica Forte, espressione delle minoranze con le quali da tempo ha tagliato i ponti, fino alla plateale presa di distanza, ieri in consiglio, sulla mozione di censura a La Russa", si legge in una nota del Pd. La presidenza della commissione antimafia è, per statuto, a un membro dell'opposizione. "La commissione deve essere gestita in modo collegiale, perché la lotta alle mafie veda un unico fronte pur nelle differenze politiche, e una guida affidata alle opposizioni, a maggior garanzia d'indipendenza. Non può essere la vetrina personale e l'inutile contoro di una presidenza che assume su di sé la rappresentanza dei valori e delle iniziative contro la mafia", conclude la nota.

Forte ha ricevuto immediatamente la solidarietà del centrodestra. "Giudicata e condannata nel giro di pochissime ore per aver espresso un'opinione differente dal gregge", attacca la Lega con il capogruppo Roberto Anelli: "Oggi si è capito chi sono i veri fascisti, coloro che mal sopportano il libero dibattito democratico e chi ha avuto il coraggio di esprimere un pensiero diverso dal loro", aggiunge il politico leghista. E per Viviana Beccalossi, ex Fdi ora nel misto, "il Pd boicotta il ruolo di Forte a guida della commissione per la sola colpa di avere ragionato con la propria testa. Un atto ai limiti del mobbing politico".

Forte: "Sostengo Meloni come donna"

In precedenza, Forte aveva affermato di condividere il merito della mozione di censura a La Russa ("il suo gesto è stato certamente inopportuno), ma di non condividere "questo continuo innalzamento del livello di scontro", e quindi aveva preferito non sottoscrivere la mozione e astenersi durante il voto: "Ci troviamo in assenza di un pericolo concreto di ritorno del fascismo. Fomentare lo scontro idelogico è strumentale ad una contrapposizione polemica iniziata in campagna elettorale, che a tratti è stata vergognosa". Poi Forte ha elogiato Giorgia Meloni: "Come donna non posso che sostenerla. Se sbaglierà come prossima presidente del consiglio, la prossima volta che vedremo una donna ricoprire quel ruolo sarà tra 200 anni, quindi non posso che augurarmi che Meloni faccia bene, non solo in quanto donna, ma nell'interesse del paese".

Dimissioni anche dai 5 Stelle

E anche il Movimento 5 Stelle si sfila dalla commissione. "Rispetto alle plurime sbandate della consigliera Forte - si legge in una nota - il gruppo regionale aveva scelto di rapportarsi con indifferenza. Non possiamo però restare indifferenti di fronte alla slabbratura istituzionale consumatasi ieri con il voto di astensione sulla mozione di censura a La Russa. La consigliera è ovviamente libera di mettere la sua professionalità al servizio alla coalizione di centrodestra che ora governa il paese, abbia però il coraggio di comunicarlo formalmente. Altrimenti, sarebbe logico pensare che l’unica ragione a trattenerla sia l’esigenza di non lasciare la poltrona di presidente della commissione antimafia".

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