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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Parole femminili come assessora o direttrice "sdoganate" dal Comune di Milano

Delibera di giunta per introdurle quando si parla di donne

Rivoluzione nel linguaggio ufficiale per il Comune di Milano, che con una apposita delibera di giunta ha introdotto termini differenziati per uomini e donne, come "assessora", "sindaca", "revisora", "direttrice". Una questione già affrontata con una delibera di consiglio, presentata da Diana De Marco (Pd), che ora viene tradotta in un atto ufficiale.

A cambiare sarà, da subito, la comunicazione istituzionale di Palazzo Marino; e poi, nel tempo, si metterà mano ai testi (delibere, ma anche moduli e tutto il resto). Cristina Tajani, assessore al lavoro e alle risorse umane, ha fortemente voluto questa decisione che, come lei stessa ricorda, non stravolge affatto la lingua italiana: «L'Accademia della Crusca garantisce». E aggiunge: «Non ci si rende conto di quanta violenza ci sia nel voler declinare al maschile ruoli e funzioni svolti da donne e per cui la grammatica non ha dubbi di sorta».

Una risposta a chi reputa che sia una questione di importanza soltanto secondaria. «Alibi delle priorità che è sempre usato in ottica conservatrice», commenta Tajani, ricordando anche uba kegge nazionale «giusta e a lungo ignorata». E per Lorenzo Lipparini (assessore alla partecipazione) «occuparsi di linguaggio è un'azione concreta perché non c'è cambiamento che non passi da un utilizzo consapevole di termini e parole. Questa delibera affronta il tema della discriminazione, a partire dagli aspetti linguistici, rende visibile e valorizza il ruolo delle donne che lavorano e si relazionano al Comune».

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