Obbligo di distanza: sui treni no, in chiesa e a teatro sì. Perché?
Editoriale - Secondo Anelli (Lega), la mascherina serve più del distanziamento. E quindi i treni sono stati riportati alla capienza massima. Ma allora perché non si fa lo stesso per altri luoghi chiusi?
Sarebbe meglio mantenere la distanza a bordo di treni e mezzi pubblici oppure non ne vale più la pena? E' la domanda che tiene banco nel dibattito (lombardo e nazionale) negli ultimi giorni. Da quando si è innescato un (assurdo) cortocircuito informativo e decisionale sull'opportunità o meno di portare al 100% la capienza dei mezzi di trasporto, dopo l'emergenza covid.
Il Ministero dei Trasporti aveva stabilito di farlo, e così varie Regioni tra cui la Lombardia; poi il Ministero della Salute ha annullato la decisione, ma la Lombardia, con l'ordinanza n. 590 valida dal 1 agosto, è andata avanti con la capienza piena dei posti a sedere (mentre i posti in piedi, a seconda del mezzo, continuano a poter essere occupati in numero ridotto). Una "giungla", il risultato: Trenord ha già dato il via libera a sedersi in tutti i posti disponibili, Atm per ora no.
La Lombardia, contro cui si è scatenata la polemica da parte del centrosinistra e Movimento 5 Stelle, si è difesa ricordando che l'Emilia Romagna aveva già riportato la capienza sui mezzi di trasporto al 100% dei posti, senza essere criticata, e che quindi, secondo le parole del capogruppo della Lega al Pirellone Roberto Anelli, le accuse alla Lombardia sono «attacchi politici che non hanno a che fare con la tutela della salute».
Ma Anelli si spinge oltre, e dichiara che «l’obbligo di indossare la mascherina, che vale nei luoghi chiusi molto più di un distanziamento ridotto, è stato riconfermato». Questo ci porta ad estendere lo sguardo verso altre situazioni di vita quotidiana regolate dall'ordinanza.
Sui treni tutti vicini, a teatro no: perché?
Mentre dà il via libera all'occupazione di tutti i posti a sedere sui treni, la Lombardia stabilisce che le cerimonie religiose in luoghi chiusi si possano svolgere con un massimo di 350 partecipanti e garantendo almeno un metro di distanza laterale e frontale. Nei bar e ristoranti continua ad essere in vigore l'obbligo di distanza di almeno un metro tra le persone, sia al tavolo sia al banco. Nei teatri e nei cinema la distanza di un metro è confermata sia frontale sia laterale, con l'eccezione dei congiunti e familiari, e resta invariata la capienza massima stabilita a livello nazionale (200 persone al chiuso), che però in Lombardia può essere variata, sala per sala, dalla "commissione comunale o provinciale di vigilanza sul pubblico spettacolo", ovvero l'escamotage che ha consentito alla Scala di riaprire con capienza di 600 persone, comunque ridotte.
Al di là delle polemiche di carattere politico, nelle quali spesso i cittadini si schierano a seconda che un provvedimento o la sua critica provengano da destra o da sinistra, quello che più saggiamente ci si può chiedere è secondo quale criterio si mantenga l'obbligo di distanza per certi luoghi chiusi e lo si elimini per altri. Con le attuali regole vigenti in Lombardia, si può viaggiare per due ore da Milano a Mantova in treno stando vicini a un altro passeggero (a ben meno di un metro di distanza), ma non si può stare seduti vicino ad un altro spettatore a teatro.
In altri termini: se quello che dice Anelli è vero, e cioè se «l'obbligo di mascherina vale molto di più di un distanziamento ridotto», perché non cancellare il distanziamento ridotto anche in altri luoghi chiusi, primi tra tutti quelli in cui si trasmette cultura (peraltro i primi a chiudere a febbraio)?