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Serrata Dolce e Gabbana, Pisapia: "Hanno esagerato"

Il sindaco a "Repubblica": "Non li ho visti chiudere i negozi per le guerre o le stragi"

Per qualche giorno il sindaco Giuliano Pisapia ha deciso di tenere un profilo il più basso possibile sul caso Dolce e Gabbana. Mentre gli assessori Carmela Rozza e Cristina Tajani chiarivano la linea della giunta ("improvvida" dichiarazione di Franco D'Alfonso, titolare della delega al commercio, sugli spazi agli evasori, ma poi ha ritrattato e quindi il caso è chiuso), Pisapia sperava che tutto finisse. Poi la serrata d'indignazione: chiusi i negozi D&G di Milano per tre giorni, con tanto di cartello in italiano e in inglese per spiegare la rabbia degli stilisti contro il comune di Milano.

E a quel punto Pisapia ha deciso di parlare. L'ha fatto con una intervista pubblicata domenica mattina su "Repubblica" (quindi rilasciata sabato, al secondo giorno di serrata D&G). E non è stato affatto tenero con il duo. "Se la prendono con la guardia di finanza - ha detto - l'agenzia delle entrate, i pubblici ministeri e l a stampa. Da ultimo con la città. Non è che stanno esagerando?".

Secondo il sindaco, si tratta quindi di una "reazione inaccettabile, sopra le righe, per una frase infelice di un assessore, immediatamente chiarita". E ancora: "Ho voluto evitare che una battuta improvvida trascinasse Milano in una polemica assurda. Io ho chiarito subito che la presunzione di non colpevolezza è un principio fondante di uno stato di diritti: mi ci sono battuto tutta la vita". Pisapia è infatti avvocato, tra i più noti garantisti in Italia.

"Dicono che il comune di Milano fa schifo", conclude Pisapia, "ma non ho visto chiudere i loro negozi per le cose che fanno davvero schifo: le guerre, le ingiustizie, le stragi".

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