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Alessandro Rovellini

Direttore responsabile

Bernardo, la barca che affonda e l'irresistibile voglia di perdere

La pagina Fb non aggiornata, il fuoco amico, i finti complotti e le scenette col martello: la campagna scalcagnata del centrodestra sta consegnando la vittoria a Sala. Ma non è colpa di Bernardo

Si comincia già a sentire, intorno a Luca Bernardo, la lugubre e vigliacca litania del de prufundis. La sua pagina Fb non è aggiornata da un mese. Il portavoce se n’è andato. A Torino, il candidato leghista dice che “preferirebbe Sala perchè è un manager”. Qualcuno è appostato vicino alla scialuppa di salvataggio e non vede l’ora di salirci; qualcun altro è già salpato ed è ormai al largo, un puntino all’orizzonte. In pochi rimangono saldi su questo scalcagnato transatlantico. La campagna è discretamente disastrosa e i sondaggi impietosi lo rimarcano. Si è partiti con Sala appaiato all'ipotetico mister X di Salvini & Co. La forbice si è allargata a 20 punti. E qualcuno ipotizza che non serva il ballottaggio, checchè ne dica il Capitano.

Ma forse il medico milanese è il meno colpevole di questa situazione. Il centrodestra ha impiegato mesi per amalgamare in un calderone una coalizione dilaniata tra guerrigliette intestine e malumori. Ha infilato centristi, moderati, perfino nostalgici del Ventennio nella stessa pentola e ha provato a coprirla. L’annuncio del candidato è stato rimandato infinite volte con scuse grottesche. La grillina Paola Taverna, in una memorabile uscita, una volta disse “C’è un complotto per far vincere i 5 Stelle a Roma”. Qui verrebbe da dire: c’è un complotto per stare comodi comodi tra i banchi dell’opposizione a Palazzo Marino. Perchè criticare è più facile di fare, e, si sa, lo spazio di manovra senza responsabilità è amplissimo.

Il nome è uscito all’ultimo per un motivo molto semplice, di cui abbiamo parlato spesso: nessuno, tra le personalità di spicco, ha voluto metterci la faccia. Milano è una metropoli che mediamente funziona bene. Non ha i problemi atavici e quasi irrisolvibili di Roma e Napoli. Non è vivibile come Torino, ma attrae capitali, investimenti ed eventi ormai quasi di default, senza particolari sforzi. Merito è anche della strada disegnata dalle precedenti giunte di centrodestra. Sala nel rinvigorire quest'immagine ha lavorato bene; in altre situazioni non ha fatto altro che stancamente accompagnare la città in un solco già tracciato. Ma davvero qualcuno può pensare che l’ignobile scenetta in Buenos Aires, con gli esponenti di FdI a martellare la ciclabile, possa pagare nel lungo periodo? Davvero qualcuno crede che, mentre il mondo civilizzato progetta e idealizza luoghi solo per pedoni, bici e monopattini, Milano possa tornare a soffocarsi di auto? Ed essere tenuta in scacco dall'Aci?

Bernardo si è fatto immagine e testa di questa compagine spuntata. Forse è stato preparato, ma non abbastanza. Sta pagando lo scotto di ingenuità evitabili (la pistola, l’audio dove chiede i soldi, la foto “Lgbt” rubata) e penso sia difficile possa recuperare. Dietro di lui, però, c’è vuoto. Ho letto tutto il suo programma, che è quasi un libro rispetto alle 11 pagine di Sala. Spunti interessanti, come quello sulle barriere architettoniche o la riflessione su San Vittore da spostare, immersi in banalità senza capo nè coda: Milano capitale della finanza, Milano smart city, Milano all'avanguardia. Cose che Milano è già e sarà sempre di più, e non perchè lo vuole il sindaco. Nessuno, però, ragiona in termini ampi, nella visione tra 10 o 20 anni: Milano non deve essere autoreferenziale, e non è solo la cerchia dei Bastioni, ma un agglomerato di quasi 4 milioni di abitanti nel cuore della Lombardia. Bernardo vuole ribaltare la competizione? Usi il resto della campagna per offrire una sua vera visione alternativa che non assecondi gli orticelli partitici. Ma, con ogni probabilità, il tempo è già scaduto da un pezzo.

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