Comunali Milano, la Lega candida Salvini. Bolognini: «Il candidato sindaco? Non avrà etichetta di partito»
Intanto è sempre più probabile lo slittamento a settembre per la data delle elezioni
Centrodestra in alto mare per la scelta del candidato sindaco di Milano? Forse no, soprattutto se, come sembra, il voto slitterà in autunno per il Covid, come è già avvenuto nel 2020 per le regionali e il referendum costituzionale. Ma Stefano Bolognini, commissario cittadino della Lega e assessore regionale, è ottimista anche perché, al di là del nome del candidato a primo cittadino, vede tanta voglia di partecipare da parte della società civile: «Il centrodestra è attrattivo e piace a chi non ha mai fatto politica», spiega a MilanoToday. Senza dimenticare i "big": Matteo Salvini sarà in lista per il consiglio comunale.
Partiamo dall'inizio. Come va la ricerca del candidato sindaco?
«Le vicende romane, come la formazione del governo, hanno rallentato un percorso che, comunque, stiamo portando avanti ed è a buon punto. Sono stati valutati molti candidati che hanno dato la loro disponibilità. Questo è un buon segnale: significa che il centrodestra sa coinvolgere persone di rilievo. Penso a Robrto Rasia, che ritengo in pole position per storia personale e per la sua attività di questi ultimi mesi, ma anche a Simone Crolla, a Federica Olivares».
L'indicazione verrà dalla Lega come primo partito di coalizione?
«No, abbiamo scelto un altro metodo: andrà bene il nome migliore, chiunque lo proponga. I leader dei partiti stanno discutendo su tutte le città importanti in cui si vota. Le persone emerse finora sono quasi del tutto estranee alla politica e anche chi ha avuto qualche esperienza in proposito è comunque visto come membro della società civile. Questo è un valore aggiunto: sono tutte persone che possono essere identificate in un'area, ma non in un partito specifico. Il candidato sindaco deve piacere a Milano e ai milanesi, che sono molto diversi tra loro. Ecco perché, oltre al "centravanti", va fatta una squadra intorno».
Milano è tante città diverse in una...
«E' la città dei 200 mila studenti universitari. Ma è anche quella in cui un numero significativo di famiglie vive in uno stato di povertà assoluta. Ed è la città dei manager delle multinazionali che devono ristrutturare le aziende in seguito al Covid. Ma citerei anche i commercianti che soffrono sempre per il Covid e le chiusure. Nessuno può parlare contemporaneamente con tutti, ecco perché serve una squadra che abbia un'identità di fondo».
Parliamo allora della squadra.
«Posso dire della Lega, ma so che anche gli alleati stanno facendo un percorso simile. La nostra lista, per più di metà, sarà composta da cittadini che non hanno mai fatto politica. In questi giorni ho incontrato uno dei rappresentanti del mondo delle discoteche milanesi: vuole candidarsi con noi perché ci ha visti come interlocutori seri. E' una testimonianza dell'attenzione per il centrodestra da parte della società civile. Altro esempio di questo, la presenza (come indipendente, in questo caso) di Gabriel Meghnagi di Confcommercio alla manifestazione contro la riattivazione di Area C. Un altro segnale che la città guarda a noi, condivide la nostra visione. E poi ci sono i giovani e i big».
Ovvero?
«Candideremo Matteo Salvini. Ma anche Silvia Sardone, Gianmarco Senna, Max Bastoni e altri "big", e la settimana prossima presenteremo venti giovani alla prima esperienza politica disposti a candidarsi per la Lega nei nove Municipi. Un bel segnale vedere tanti ventenni che hanno voglia di impegnarsi per la propria città e i quartieri. Il candidato sindaco farà la sintesi, ma poi servono attori che interpretino le varie esigenze della città. Comprese quelle dei giovani».
Intanto Milano sta cambiando? Sentite di avere più appeal?
«I sondaggi per le politiche danno il centrodestra vincente in tutti i collegi a Milano: questo fa capire che c'è una società civile con un'anima più di centrodestra. Bisogna intercettare questo voto anche oltre i partiti. Per il resto, Milano è una città che, fino a poco tempo fa, correva a 200 all'ora, ma ora si è come fermata. C'è la necessità di ripensarla. Mi sembra che la giunta manchi di soluzioni credibili, ad esempio sulla mobilità. E nel Pd traspare malcontento, perché Sala ha chiarito che non vuole assessori che hanno già fatto due mandati».
Il Covid continua ad avere un impatto sulla città.
«Per un po', Milano ha vissuto di rendita. Il Covid ha cambiato molte cose e, nei prossimi mesi, l'impatto della pandemia sulla vita della città sarà da monitorare riguardo alle attività economiche, ai tempi e ai ritmi. A lungo andare, questa giunta non è percpita come "problem solving". Sentiamo sempre più persone scontente. Qualche giorno fa, per esempio, dopo il sopralluogo al campo rom di via Negrotto c'è chi ci ha scritto che "finalmente qualcuno ha capito che bisogna cambiare"».