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Mercoledì, 24 Aprile 2024

La disfatta di Sala nei quartieri popolari di Milano (ma il vero vincitore è l'astensione)

Risultati a volte opposti alla media cittadina nelle sezioni in cui votano gli abitanti delle case popolari, e affluenza ai minimi storici che qui punisce soprattutto il centrosinistra ma segna anche uno scollamento generale con l'istituzione locale

La mappa elettorale di Milano dopo le elezioni comunali del 3 e 4 ottobre, ora che sono disponibili i dati di ogni sezione, fotografa una tendenza ormai consolidata ma, se possibile, ancor più esasperata: da una parte, e lo sapevamo subito, il divario tra i due schieramenti principali si è accentuato in modo inatteso, portando Sala (candidato di centrosinistra) a sfiorare il 58% al primo turno; dall'altra parte, il cluster determinante sembra essere quello dei quartieri popolari, dove Bernardo (sfidante di centrodestra) ha, in alcuni casi, surclassato il sindaco. 

Diventa così comprensibile la concentrazione che Sala ha dimostrato sul tema delle case popolari (dove vive circa il 12% dei milanesi) subito dopo il voto. I partiti e i comitati elettorali, grazie alla rete dei rappresentanti di lista, sapevano già che, in determinate sezioni, il risultato era stato quasi o esattamente opposto a quello complessivo. Se nel 2016, dopo la vittoria, Sala dichiarò una generica "ossessione per le periferie", dal 5 ottobre 2021 il sindaco è sceso più nello specifico: ha posto al centro della sua agenda la gestione unitaria dell'edilizia pubblica milanese (ora divisa tra MM e Aler) ed è andato a Roma a incontrare il premier e due ministri per cercare di ottenere al più presto i fondi del Pnrr sulla 'qualità dell'abitare', ovvero quelli che servono a ristrutturare i caseggiati.

La concentrazione sulle case popolari

Sala ha poi assegnato a Pierfrancesco Maran, ormai non più enfant prodige ma esperto assessore, le due deleghe fondamentali riguardo al tema dell'edilizia pubblica: la casa e il piano quartieri. Due aspetti di policy che, nell'intenzione del sindaco, viaggeranno in parallelo: come ha ricordato Maran, la sfida è quella di dare finalmente un volto nuovo al 'mattone', riqualificando alloggi e palazzi, ma anche ai quartieri intorno, per renderli vivibili, sicuri, belli. Ma non è tutto: Sala ha indicato alla giovane assessora ai servizi civici Gaia Romani il compito di portare più servizi decentrati nei quartieri; ed infine a Tommaso Sacchi, assessore alla cultura, ha chiesto di portare più attività ed esperienze culturali nelle periferie. Si concretizza l'ossessione, e a 360 gradi: casa, quartieri, servizi e cultura. 

I dati nei quartieri popolari

Il centrosinistra sa, dal 4 ottobre, di avere perso, talvolta in modo smaccato, proprio nei quartieri più popolari (e poveri) della città. Ora, con la pubblicazione dei dati, lo sappiamo anche noi. Prendiamo la sezione 1062, nel cuore di San Siro: Bernardo è al 53,1%, Sala al 32,7%, con affluenza di appena il 24,4%. E, tra i partiti, la Lega è prima con oltre il 30%, mentre il Pd non raggiunge il 18%. Oppure la vicina sezione 1491: Bernardo è al 47,7%, Sala al 34,1%. E un'affluenza ancora irrisoria: 32,4%.

Reportage San Siro

Quello di San Siro non è un caso isolato: si riproduce in altri quartieri popolari, dalla Bovisasca a Ponte Lambro, da San Leonardo a Forlanini e al Corvetto. Qui, per esempio, nella sezione 941 (via dei Cinquecento), Sala si è fermato al 25,6% contro il 56,8% di Bernardo. Affluenza, tanto per cambiare, ai minimi: 25,9%. Nella vicina 942, Sala supera il 35% ma Bernardo 'stacca' e vola al 57,8%. Affluenza al 29,9%.

Sala contestato al Corvetto

Pochissimi votano

E se in generale in città sono stati gli elettori di centrodestra a disertare le urne, in questi quartieri entrambi gli schieramenti hanno un problema con gli elettori, ma ne ha risentito molto di più il centrosinistra. Per completezza, nel 2016 nella sezione 1062 Parisi (centrodestra) aveva ottenuto il 51,3%, Sala il 28,1% e l'affluenza era stata del 39,5%. Segno che, nelle aree più problematiche di Milano, da tempo vi è uno scollamento tra cittadini e istituzione locale, che si accresce con gli anni e punisce sempre di più chi è al governo della città. La complessità dei problemi non può più essere una scusa per rimandare le soluzioni. 

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