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Elezioni comunali 2016

Sala-Parisi, il duello su Sky: tutte le differenze tra i due candidati a sindaco

Scintille sui migranti, opinioni diverse su ogni argomento: dal Leoncavallo ai Navigli

Ora sono rimasti in due a contendersi la poltrona di sindaco di Milano. E in vista del ballottaggio del 19 giugno, la campagna elettorale si "scalda". Non nei toni, ma nel rimarcare le differenze reciproche tra Giuseppe Sala, ex commissario di Expo e candidato del centrosinistra, avanti di una lunghezza, e Stefano Parisi, ex ad di Fastweb e Chili Tv, candidato del centrodestra. Il confronto su SkyTg24 andato in onda nella serata dell'8 giugno a fatto emergere i temi su cui i due contendenti sono obiettivamente diversi, fuori dalla vulgata che li voleva fin troppo simili tra loro per biografia personale.

E se il risultato del primo turno è quasi parimerito, così anche il voto dei telespettatori alla fine del confronto: 51% per Sala, 49% per Parisi.

Leoncavallo, Navigli, case popolari, immigrati, cultura. Per Sala, due i temi fondamentali del futuro di Milano: tutela dell'ambiente (un milione di metri quadrati di nuovi parchi tra gli scali ferroviari e l'area Expo) e periferie («che non chiameremo più così, perché tra cinque anni saranno parte della città»). 

Sala ha spiegato che il comune di Milano ha intenzione di vendere quote di Serravalle (la società che gestisce la Milano-Genova e le Tangenziali) per 100 milioni di euro: «Esattamente i soldi necessari per riqualificare le periferie, e questo ci consente di partire subito». Secondo il candidato di centrosinistra si potrà valutare anche la vendita di parte di Sea e A2A, ma non di Atm. Posizione "liberista", quella dell'ex commissario di Expo, mentre è più "socialista" la visione di Parisi, secondo cui «non si può svendere il patrimonio: per le periferie bisogna reperire risorse proprie, regionali, europee, dello Stato». Soldi pubblici, insomma.

Sul Leoncavallo la distanza è abissale. Per Sala va regolarizzato («il problema è dare regole, non far finta che non esistano le cose»), per Parrisi non c'è speranza: «Il "Pane Quotidiano", dove si distribuisce il cibo a chi non ha possibilità, ha avuto problemi per i permessi dal Comune e paga le utenze. Pensare che ci siano centri sociali che occupano spazi privati è gravissimo».

Sulla riapertura dei Navigli, si ripete la differenza di visione. Per Sala nel 2017 sarà pronto un piano che verrà sottoposto a referendum. «Il referendum? Ma non è quello di Cappato?», ribatte Parisi riferendosi al referendum consultivo del 2011 promosso dai Radicali (e approvato dai cittadini), che la lista di Marco Cappato ha riproposto durante la campagna elettorale appena terminata: «Se ci sono soldi, non si usano per fare Amsterdam ma infrastrutture e case popolari», spiega il candidato del centrodestra. «Milano ora non può assorbire un cantiere di quelle dimensioni».

Riguardo ai migranti, Sala e Parisi danno vita a un botta e risposta sull'operato del ministro dell'interno Angelino Alfano, che per Sala non è stato finora in grado di gestire bene il fenomeno. «Se arrivano - afferma Sala - è perché il ministro Alfano continua ad assegnarli a Milano». «Ma è il ministro del governo Renzi che tu hai abbracciato», replica Parisi spiegando che - con lui sindaco - non ci sarà più l'immagine della stazione centrale con i profughi ovunque.

Polemiche tra i due candidati anche sulla sicurezza, in particolare sui vigili di quartiere. Sala sbotta: «Basta con la balla che siano stati tolti. Parisi dica chiaramente quanti erano e quanti sono ora». E Parisi: «Come erano organizzati, non ci sono più. Non è una questione contabile». 

Il confronto televisivo termina con gli appelli al voto. Sala ricorda di avere fatto l'Expo e di avere dunque dimostrato di realizzare ciò che promette. Parisi invita i milanesi a riprendere «un percorso importante di sviluppo della città». 

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