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Elezioni comunali 2016

Parisi: «Voglio Albertini assessore». E chiude a Casa Pound

«Per favore, non nominatemi Casa Pound. Gli alleati sono i quattro partiti e la lista civica»

Stefano Parisi, candidato a sindaco di centrodestra alle comunali di Milano del 12 giugno 2016, continua a vestire i panni dell'uomo moderato: dopo avere avvertito la Lega Nord che, con lui sindaco, occorre fare proposte concrete e non lanciare proclami, ora "arruola" l'ex sindaco Gabriele Albertini, attualmente senatore di Area Popolare e, nel 2013, candidato alla presidenza della regione Lombardia contro Roberto Maroni.

Albertini, che ebbe proprio Parisi come city manager, ha immediatamente garantito il proprio sostegno al candidato prescelto da Forza Italia, Lega, Fdi e Ncd. E proprio l'ex sindaco potrebbe essere il capolista della "lista Parisi", per poi diventare assessore in caso di vittoria e conferire alla giunta milanese un «profilo nazionale», come spiega lo stesso Parisi in un'intervista a Repubblica.Tv. Porte chiuse, invece, per il leader leghista Matteo Salvini, che si era detto disposto a fare l'assessore alla sicurezza «anche gratis»: «Voglio persone a tempo pieno», spiega Parisi, lasciando intendere che Salvini sarebbe troppo impegnato come leader nazionale di un partito.

Porte se possibile "chiusissime" per Casa Pound, che da molti mesi ha un legame piuttosto stretto con la Lega di Salvini. «Per favore, non ne voglio sentire parlare», esclude Parisi: «Gli alleati siamo noi, i quattro partiti e la mia lista». Così anche su gay pride e family day, Parisi ha le idee chiare. Ed equidistanti. Di entrambe le manifestazioni parla con rispetto: «Straordinarie manifestazioni di libertà». Ma a nessuna delle due avrebbe dato appoggio. Non il patrocinio al gay pride (come ha fatto la regione Lombardia, col voto decisivo del vice presidente leghista Fabrizio Cecchetti, duramente contestato dai suoi), nemmeno le luci accese del Pirellone per il family day.

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