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Sgarbi si candida (ancora) a sindaco per Milano. E se fosse l'unica speranza per il centrodestra?

All'incombere delle primarie Sala-Balzani-Majorino-Iannetta, il centrodestra brancola (letteralmente) nel buio. Sgarbi metterebbe un po' di luce nel tunnel: con rischi enormi

Vittorio Sgarbi si (ri)candida ufficialmente a sindaco di Milano. O almeno così traspare dall'annuncio che lui stesso ha fatto sul proprio profilo Facebook, qualche ora fa. Sembra il sigillo definitivo a un tira e molla che prosegue da mesi, con sassi lanciati e mano ritratte subito. Che l'idea di correre per Palazzo Marino non sia mai dispiaciuta al critico d'arte è nota: tuttavia, da qui a farlo seriamente, ne passa di acqua sotto i ponti 

Che sia lui il nome appoggiato da Forza Italia e Lega? Difficile ma non impossibile. Da un lato, il centrodestra meneghino è alla disperata ricerca del nome forte, conosciuto, di grido a tutti gli effetti. Una ricerca che prosegue da mesi, a quanto pare senza grossi risultati. L'annuncio del candidato slitta oramai dallo scorso autunno; l'ipotesi primarie, ai vertici, non scalda nessuno. Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, è orientato a rifiutare gentilmente l'invito; a Matteo Salvini, segretario del Carroccio, piace molto Stefano Parisi, ex city manager della giunta Albertini, personaggio politico, però, da costruire ex novo, sconosciuto ai più; dalle retrovie, forti di grande esperienza sul territorio, si sono detti disponibili a impegnarsi Nicolò Mardegan (Noi per Milano), Giulio Gallera (FI) o il vecchio 'leone' Riccardo De Corato (Fratelli d'Italia). Politici agilissimi tra gli anfratti della macchina amministrativa meneghina, ma che, per ora, non incontrano l'entusiasmo incondizionato della triade Salvini-Berlusconi-Meloni. Senza dimenticare Corrado Passera, che da mesi ha iniziato la sua corsa solitaria e che sta battendo quasi con ferocia il destrorso tema della sicurezza: "Mai con lui - tuona Salvini -, è stato ministro dell'odioso governo Monti". E siamo daccapo. 

Sgarbi risolverebbe in parte questi dubbi. E' amato, seguito, ha sufficiente potenza di fuoco 'virale' per far arrivare le proprie idee a tanti. Ripianerebbe in poco tempo il ritardo comunicativo che l'opposizione ha nei confronti del centrosinistra, con la macchina delle Primarie caldissima. "Considerata l'incomprensibile scelta della Rai che vieta alle trasmissioni di approfondimento giornalistico come quelle di Vespa o Porro di fare sondaggi per le elezioni amministrative di Milano, ne ho commissionato uno io - scrive sui social il critico ferrarese -. Sulla base di questo sondaggio e confortato dal sostegno di molte personalità della cultura e dell'imprenditoria (tra questi Francesco Micheli), ho deciso di candidarmi a sindaco di Milano con una lista civica alternativa agli attuali partiti".

Questo il fronte del "sì per Sgarbi". Ma è probabilmente più corposo quello del no. Perchè? Semplice, è Vittorio Sgarbi. Spesso personaggio televisivo-macchiettistico, famoso per il "Capra!", per le ospitate da Barbara D'Urso, per le liti catodiche alle quali mai si è tirato indietro. Non un moderato, appunto. Può capitare, come sta effettivamente capitando, che si voglia candidare a Milano e che possa dare anche la disponibilità a Bologna. Non è inquadrabile in alcuna logica di partito, è politicamente "inaffidabile", un giorno migliore amico quello dopo peggior nemico (l'esperienza da assessore alla Cultura del Comune di Milano finì anzitempo tra mille polemiche, quella a Urbino idem; a Salemi - dove era sindaco - Consiglio sciolto per infiltrazioni mafiose). Insomma, uno spirito libero. Fin troppo. 

Che il centrodestra milanese sia così in bilico da giocare la sua carta? La risposta non tarderà ad arrivare. Il tempo stringe davvero. 

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