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Verso le elezioni

Massimiliano Melley

Giornalista

Majorino si allea coi 5 Stelle, ma che ne pensa della guerra in Ucraina?

L'accordo sembra fatto: alle elezioni regionali della Lombardia (la terra dell'inchiesta di Savoini) i 5 Stelle sosterranno Majorino. Ma, contemporaneamente, si posizionano sempre più su una linea vicina alla propaganda di Putin ("tutela delle minoranze russofone", ha detto Conte alla Camera). Majorino che ne pensa?

E' compatibile con la politica estera italiana l'accordo (che sta per concretizzarsi dopo dieci giorni di trattative) tra il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle per le elezioni regionali lombarde del 12 e 13 febbraio 2023? Qualcuno direbbe che, alle elezioni regionali, non si vota né per il ministro degli Esteri né per il ministro della Difesa, ma semmai per le politiche su sanità, trasporti, case popolari, sostegni alle imprese del territorio e così via. E questo è senz'altro vero.

Tuttavia, nell'anno della guerra su larga scala sferrata dalla Russia nei confronti dell'Ucraina, che dura ormai da nove mesi e mezzo, una domanda sull'opportunità politica è doversa, dato il divario (ormai quasi voragine) su questo argomento tra il Movimento 5 Stelle e, almeno ufficialmente, il Partito Democratico, di cui fa parte Pierfrancesco Majorino, candidato alla presidenza della Lombardia.

Dopo qualche mese di timida adesione alla politica occidentale, il Movimento 5 Stelle si è ormai posizionato contro l'invio di armi all'Ucraina per aiutarla a difendersi dall'aggressione, e lo fa utilizzando un linguaggio sempre meno coerente con la linea "occidentale" che a parole continua a sostenere.

Per esempio, il 13 dicembre Giuseppe Conte, parlando alla Camera, ha citato la necessità di "tutela delle minoranze linguistiche russofone". Esattamente uno degli argomenti su cui Vladimir Putin ha costruito le basi della guerra contro l'Ucraina. Basti pensare a quanto è stata martirizzata la città ucraina di Kharkiv, quasi interamente russofona, per comprendere l'assurdità di tale giustificazione, funzionale soltanto alla propaganda interna, intesa a richiamare un qualche non meglio precisato (e antistorico) richiamo solidaristico tra russi e russofoni d'Ucraina.

Torniamo alla Lombardia: non si elegge il ministro degli Esteri, è vero. Ma non possiamo dimenticare che in Lombardia nasce il caso di Gianluca Savoini, vice presidente del Corecom regionale (l'organismo di controllo sulle comunicazioni), che si sarebbe incontrato all'Hotel Metropol di Mosca per organizzare una compravendita di petrolio per ricavarne un finanziamento elettorale alla Lega. Non possiamo dimenticare che la Lombardia guidata da Roberto Maroni si distinse per i numerosi viaggi istituzionali in Russia da parte di esponenti della maggioranza consiliare, certamente finalizzati all'"internazionalizzazione", ma con un occhio di riguardo alla "madre Russia", come uno di questi consiglieri definiva la patria di Putin.

Sembra quindi lecito chiedersi che cosa ne pensa Majorino della posizione assunta dal Movimento 5 Stelle sull'Ucraina: l'eurodeputato del Pd, candidato alla presidenza della Lombardia, condivide il no all'invio di armi? E condivide le più recenti posizioni pentastellate, come quella di Conte, sull'inconsistente e propagandistica (diremmo anche 'putiniana') "difesa delle minoranze russofone" in Ucraina? E' pronto, Majorino, dal piano più alto di Palazzo Lombardia, a difendere la linea del governo Draghi, del governo Meloni, del Parlamento e della Commissione europea, nonostante l'alleanza con il Movimento 5 Stelle?

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