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Mercoledì, 24 Aprile 2024

A Sesto una campagna elettorale velenosissima

Poche volte così velenosa una campagna elettorale per il sindaco. Ma quella di Sesto San Giovanni è un'elezione ad alto valore simbolico perché sono in gioco anche gli equilibri nazionali

Volantini fasulli. Accuse di voler fare cose che non sarebbero nemmeno possibili per un sindaco. Vecchi post su Facebook di anni fa con opinioni sferzanti ed estermistiche. Leader nazionali che twittano a pochi giorni dal voto contro un candidato sindaco avversario. C'è di tutto e di più nella campagna elettorale per le elezioni di Sesto San Giovanni, il comune più grande della cintura milanese in cui si voterà domenica 12 giugno con eventuale ballottaggio due settimane più tardi. I candidati a sindaco sono sei, ma due in particolare quelli su cui si concentra la maggiore attenzione: Roberto Di Stefano per il centrodestra, sindaco uscente, e Michele Foggetta per il centrosinistra, esponente di Sinistra Italiana che ha sconfitto il Pd alle primarie. Con un terzo incomodo che in questa storia c'entra: l'avvocato Massimiliano Rosignoli, candidato di Azione, +Europa e Italia Viva. I tre partiti centristi ci tengono a ritagliarsi una fetta d'attenzione (e di risultato) in vista, soprattutto, delle politiche del prossimo anno, quando (almeno stando alla strategia attuale dei leader Calenda, Della Vedova e Renzi) potrebbero presentarsi fuori dagli schieramenti.

Quanto al centrosinistra, ha voglia di rivalsa. Sesto, fino a cinque anni fa, era sempre stata amministrata da giunte rosse, fedele alla tradizione operaia che però non esiste quasi più, visto che le fabbriche si sono quasi tutte riconvertite. Breda, Marelli e Falck appartengono al passato e soprattutto la Falck è oggi legata più che altro al destino delle aree, su cui sorgerà la "città della salute", oltre ad appartamenti e, notizia (ancora in forse) degli ultimi giorni, il nuovo stadio del Milan. 

I volantini fake e i post su Israele

Come spesso accade quando le contese elettorali assumono significati altamente simbolici, però, la campagna di Sesto (almeno da qui, da fuori) si è percepita più come scontro ideologico che come dibattito sul futuro della città. Così, per esempio, sono comparsi volantini totalmente falsi, firmati dalla lista civica del candidato di centrosinistra Foggetta, in cui si prometteva l'introduzione dell'ora di religione islamica nelle scuole. Un'idea che non sta né in cielo né in terra, anche perché un sindaco non potrebbe applicarla, e spiegata anche in modo piuttosto infantile ("così i bambini fin dalla tenera età possono scegliere la loro religione preferita", più o meno: come se fossero al supermercato a scegliere le caramelle). Ed una scorrettezza dai profili penali (e infatti Foggetta ha promesso la querela).

Corrispondono al vero, invece, i post su Facebook del 2011 e 2014 firmati da Foggetta in cui, senz'aplomb, si definiva lo stato d'Israele "un mare di merda". Ovviamente Foggetta è finito nel tritacarne ed è stato costretto a repentine scuse, pur sottolineando che dopo tanti anni aveva cambiato idea e modo d'esprimersi, ma non è mai stato antisemita ed ora è convintissimo che la soluzione ai problemi della Palestina sia "due popoli, due stati". 

L'intervento della Boschi

Nonostante le scuse, però, una leader nazionale come Maria Elena Boschi (capogruppo di Italia Viva alla Camera), dopo una visita a Sesto San Giovanni, ha definito vergognoso che il centrosinistra avesse un candidato sindaco "antisemita". E Foggetta si è trovato costretto a ribattere nuovamente, annunciando (anche qui) querela, e contrattaccando: "Perché i leader nazionali fanno questo?", si è domandato. Già, perché? Ma soprattutto, cosa penserà il povero Rosignoli, il candidato sindaco della Boschi, di quest'uscita in ritardo della sua leader? In realtà Rosignoli, sui profili Facebook personali e della sua lista, non ha accennato a quest'ultimo fatto, continuando a parlare delle questioni sestesi. Ma, nei commenti, inevitabilmente qualcuno gli ha chiesto conto: "Pensi anche tu che il tuo avversario sia antisemita?". Il candidato ha preferito tenere un profilo basso, pur sottolineando di non essere "pronto a schierarsi" con la destra al ballottaggio, a chi gli chiedeva esplicitamente questo. 

Ed altri, che lavorano per la sua lista, hanno rimarcato che Iv, Azione e +Europa "non hanno le quote della lista civica", com a dire, un conto è la Boschi e un conto è ciò che pensa chi lavora nel territorio. E' comunque evidente l'imbarazzo: probabilmente il pensiero su Foggetta antisemita non appartiene né a Rosignoli né ad altri candidati della lista, ma dirlo apertamente significherebbe sconfessare la Boschi. Un bel caos, a pochi giorni dal voto.

La guerra: opposti che si attraggono

Non possiamo concludere la rassegna senza citare la guerra della Federazione russa in Ucraina. Tutti hanno subito notato che l'assessore Claudio D'Amico è capolista della Lega. Di lui è abbastanza noto l'attivismo, in passato, per favorire l'incontro tra la Lega e la Russia. D'Amico, per esempio, nel 2017 era a Mosca quando Matteo Salvini firmò il patto di collaborazione tra la Lega e il partito di Putin, Russia Unita. E alcune fotografie su Facebook fanno ipotizzare che si trovasse a Mosca anche nei giorni in cui Savoini fece il famoso incontro con emissari misteriosi russi al Metropol, durante il quale sarebbe stata concordata una compravendita di risorse naturali con presunta tangente annessa. Cose sulle quali la magistratura sta ancora indagando e su cui D'Amico in realtà non è coinvolto.

Nel 2022 le posizioni leghiste sulla Russia si sono ammorbidite, dopo l'invasione dell'Ucraina, anche se Salvini si è comunque attivato (come si è poi scoperto) con l'ambasciatore russo in Italia, nonostante il leader della Lega non abbia incarichi di governo. Era comunque inevitabile che le posizioni di D'Amico sulla Russia facessero rumore. A febbraio D'Amico commentò che "quando una coppia divorzia, la colpa non è mai tutta da una parte", come se Russia e Ucraina fossero una coppia che ha divorziato. Leader nazionali sono intervenuti anche qui. Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana, ha commentato che è "la peggior specie di servilismo al potente di turno. Non importa quanto corrotto, autoritario o spietato".

Ma, dalla parte opposta, e proprio dal partito di Fratoianni (e Foggetta), uno dei capilista di Europa Verde - Sinistra Italiana, Angelo Gerosa, la sera del 24 febbraio, ore ed ore dopo i primi missili su Kyiv e Kharkiv, appuntava su Facebook: "Giochi di potere contro i popoli: missili Nato in Ucraina puntati su Mosca romperebbero l'equilibrio mondiale e l'immediata reazione russa era prevedibilissima". Non è questa la sede per smentire né Gerosa né D'Amico su Putin, l'Ucraina e la Nato. Rileviamo che, per un D'Amico che dava la colpa all'uno e all'altro, a Sesto c'è pure un Gerosa che sembra quasi dar la colpa praticamente solo all'altro (e a quello sbagliato, aggiungiamo noi).

Posta in gioco altissima

Intanto il voto è vicino. Domenica i sestesi faranno calare il sipario su una delle campagne elettorali più velenose (e ricche di colpi bassi) che si sono viste da tempo a questa parte. La posta in gioco è altissima a livello simbolico, l'abbiamo detto. Sesto, un tempo saldamente di sinistra e più recentemente convertitasi al leghismo, è una delle cartine di tornasole per verificare se il centrodestra sta "tenendo" nel paese e quanto. Ed anche per capire se il centrismo trascinato da Calenda (con Della Vedova e, magari, Renzi) può avere un suo spazio politico alle elezioni dell'anno prossimo. Ed anche per sondare l'alleanza elettorale tra Pd e 5 Stelle (che a Sesto sono insieme). Quanto alla guerra, per fortuna non è cosa che potranno risolvere né i D'Amico né i Gerosa.

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