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Il Comune ferma la registrazione dei figli di coppie omogenitoriali a Milano

Il divieto dal ministero dell'Interno. Il primo cittadino: "Sarà mia battaglia politica contro il governo"

Stop alla registrazione dei figli nati da coppie omogenitoriali a Milano. È quello che ha chiesto il prefetto di Milano, Renato Saccone, al sindaco Beppe Sala. La comunicazione è arrivata nella giornata di lunedì 13 marzo attraverso una lettera con cui corso Monforte ha avvertito palazzo Marino che se continuasse con questa pratica verrà richiesto l’intervento della Procura per annullarle.

Più nel dettaglio lo stop riguarda i nuovi atti di nascita. Il primo cittadino aveva iniziato a formare (questo è il termine tecnico) i certificati anagrafici con due padri o due madri a luglio 2022. Il sindaco aveva deciso di intervenire nella questione utilizzando i suoi poteri di capo dell’ufficio di stato civile, dato che parlamento e governo non avevano riempito il vuoto di legge sulle famiglie gay e lesbiche, nonostante le ripetute sollecitazioni della Corte costituzionale. Quello dell'estate 2022 non era il primo intervento di Milano sulla questione. Negli anni scorsi l'amministrazione meneghina aveva fatto da apripista sul tema, salvo poi dover rallentare per una serie di sentenze contrarie, risolvibili soltanto con l'intervento di una legge. Legge che però non è mai arrivata.

La situazione della scorsa estate, comunque, aveva scaldato gli animi del parlamentino milanese, soprattutto tra i banchi di Fratelli d'Italia. "Abbiamo scritto al Prefetto Renato Saccone perché blocchi la registrazione dei figli di coppie omogenitoriali e presenteremo in Parlamento un'interrogazione al ministro dell'Interno perché la situazione non degeneri", avevano fatto sapere i consiglieri comunali di Fdi.

Il nuovo stop imposto dal prefetto di Milano (arrivato su impulso del ministro dell'Interno) recepisce la sentenza n. 38162 della Corte di Cassazione a Sezioni Unite del dicembre scorso. Attraverso la sentenza i giudici avevano stabilito che i bimbi nati all'estero con la maternità surrogata dovessero essere riconosciuti in Italia come figli di entrambi i genitori con l’adozione in casi particolari, che richiede l’approvazione di un giudice, e non con la trascrizione diretta all’anagrafe (che è un semplice atto amministrativo).

Attraverso una circolare diretta ai prefetti, il ministero dell'Interno ha sottolineato lo stop della Cassazione alle trascrizioni dei certificati dei figli di due padri nati all'estero con maternità surrogata e ha sollecitato a "fare analoga comunicazione ai Sigg.ri Sindaci, al fine di assicurare una puntuale ed uniforme osservanza degli indirizzi giurisprudenziali espressi dalle Sezioni Unite negli adempimenti dei competenti uffici". 

Non è tutto. La circolare di corso Monforte non si limita a trasmettere l'indicazione del governo sui bimbi nati da maternità surrogata all'esterno, ma sollecita a interrompere i riconoscimenti dei figli di due madri nati in Italia e si riserva di dare indicazioni su quelli nati all’estero sempre da due donne. "È stato effettuato, da parte di questa Prefettura, un approfondimento - quanto a casi rilevati e ad orientamenti amministrativi e giurisprudenziali - relativo alle iscrizioni e alle trascrizioni degli atti di nascita, riportanti dati di genitori dello stesso sesso", si legge nella circolare. "Alla luce del divieto per le coppie composte da soggetti dello stesso sesso di accedere a tecniche di procreazione medicalmente assistita, il solo genitore che abbia un legame biologico con il nato può essere menzionato nell’atto di nascita che viene formato in Italia. Parimenti esclusa è la trascrizione di atti di nascita formati all’estero riconducibili alla fattispecie della maternità surrogata, attestanti il riconoscimento di filiazione nei confronti del genitore d’intenzione, privo di legame biologico col minore".
 

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