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I flussi elettorali lombardi: il M5S fa incetta di montiani, la Lega Nord sostenuta da 'fedelissimi'

Un'analisi dei flussi e degli atteggiamenti culturali o dati anagrafici correlati al voto del 4 marzo 2018 grazie a Ixé

Che cosa dicono i primi flussi elettorali sulle elezioni politiche del 4 marzo 2018? A quarantott'ore dal voto sono disponibili le prime analisi. E, limitandoci alla Lombardia, possiamo notare che alcuni partiti, rispetto alle precedenti elezioni del 2013, possono vantare una "fedeltà di massima" da parte del loro elettorato, che costituisce una specie di "zoccolo duro" che persiste, a volte, anche a mutamenti sostanziali di strategia e/o di linea politica. E' il caso, in particolare, della Lega Nord del 2013, con più di 8 elettori su 10 rimasti fedeli alla Lega (non più "Nord") di Salvini.

Flussi elettorali 2018 in Lombardia (Ixé)

I flussi elettorali: fedeltà...

Lo rivela un'analisi di Ixé per MilanoToday. Sempre parlando di fedeltà nel tempo, riscontriamo livelli alti nel Movimento 5 Stelle: in cinque anni il 65% dell'elettorato non ha cambiato idea e ha ridato fiducia alla lista, che nel frattempo ha avuto modo di cambiare di fatto leader (stavolta c'era un vero candidato premier, nel 2013 era stato nominalmente indicato Beppe Grillo) e anche di affrontare esperienze amministrative di livello, sia governando (i 5 Stelle guidano Roma e Torino) sia all'opposizione nelle istituzioni. 

Praticamente identici gli indici di fedeltà di due partiti: Fratelli d'Italia e Partito Democratico. In entrambi i casi, il 58,6% dei precedenti elettori ha mantenuto il voto dopo cinque anni. E Forza Italia raccoglie oltre la metà dei voti dell'allora Popolo della Libertà. Un'altra eredità almeno a livello teorico non si è invece mantenuta nei fatti: quella di Liberi e Uguali, che "pescava" nella stessa area di Sinistra Ecologia e Libertà. Ma - in Lombardia, ribadiamo - solo il 33,1% degli elettori si è "trasferito" a LeU. Che pure schierava, proprio a Milano, la presidente della Camera uscente Laura Boldrini (ex Sel) come capolista al plurinominale. Ed infine, quasi 6 astenuti su 10 del 2013 sono rimasti tali nel 2018.

... e infedeltà

Piuttosto alta la quota di elettori lombardi dell'ex PdL che, nel 2018, hanno deciso di premiare la linea della nuova Lega di Salvini: il 22% di loro, secondo Ixé, ha compiuto questa scelta, trovando forse più convincente la maggiore intransigenza di Salvini rispetto a Berlusconi su alcuni temi come l'immigrazione e l'Europa. Tra chi ha votato per il Movimento 5 Stelle cinque anni fa, di un certo peso è la quota di chi ora opta per la Lega: 10,5%. Ma c'è anche un 6,3% che sceglie il Pd e un 9,7% che si astiene. 

Da Sel, già citata, gli elettori si sono diretti soprattutto in lidi diversi da LeU. Almeno in Lombardia, praticamente nessuno verso il Pd, ma oltre uno su dieci verso gli altri tre partiti di centrosinistra: +Europa, Insieme o Civica Popolare (immaginiamo soprattutto i primi due). Secondo alcuni, questo era un obiettivo nemmeno troppo implicito di +Europa e Insieme: raccogliere elettori che sarebbero stati più vicini a LeU, proveniendo ad esempio da Sel, ma hanno considerato il "voto utile" al centrosinistra pur non volendo premiare il Pd. Marginali (meno del 3%) gli ex Sel che hanno votato 5 Stelle, mentre quasi il 37% ha scelto "altri partiti", probabilmentte Potere al Popolo o altre liste minori e più radicali. 

Quanto al Partito Democratico, ben il 18% dei suoi elettori lombardi del 2013 si sono rifugiati nell'astensionismo, mentre verso LeU è andato appena il 4,4% dell'elettorato. Un esito su cui riflettere, visto che una componente importante di LeU (fondata del resto dall'ex Pd Pietro Grasso) è quella di Articolo 1, il movimento scissionista di D'Alema e Bersani. 

I flussi elettorali: dove sono andati i montiani?

Ed ora quella che potrà sembrare, a qualcuno, la sorpresa più interessante: che fine hanno fatto gli elettori di Mario Monti? L'ex premier del governo tecnico si era candidato - nel 2013 - a capo di una coalizione centrista con tre liste: Scelta Civica (l'unica risultata poi con un certo peso di voti), Udc e Fli. E proprio in Lombardia Scelta Civica aveva ottenuto importanti risultati: era risultata il primo partito, ad esempio, nel centro di Milano. In occasione delle elezioni del 2018, il sottosegretario Zanetti (che ha mantenuto il "possesso del marchio") è andato col centrodestra, ma diversi esponenti hanno sostenuto genericamente il centrosinistra (lo stesso Monti) o specificatamente +Europa (è il caso di Alberto Bombassei, Elsa Fornero e altri); e peraltro +Europa è stata cofondata dal senatore eletto con Scelta Civica Benedetto Della Vedova.

Ebbene, quasi la metà degli elettori lombardi di Scelta Civica del 2013 (il 43,4%) ha virato verso il Movimento 5 Stelle. Un dato, questo, che dovrà essere studiato e letto come una cocente delusione degli ex montiani per ciò che è avvenuto dopo, ma non necessariamente come un'adesione programmatica vera e propria. Troppo alto per ipotizzare un "cambio d'idee" di massa. L'11,7% degli ex elettori di Scelta Civica ha optato invece per il Pd, che del resto è stato l'approdo - in corso di legislatura - di diversi parlamentari di Sc. Appena il 7,1% ha scelto gli altri tre movimenti di centrosinistra (probabilmente soprattutto +Europa), mentre il 20% si è rifugiato nell'astensionismo. 

I flussi elettorali: per chi votano donne e uomini?

I partiti "preferiti" dalle donne, se così si può dire, sono il Pd, Forza Italia e la Lega: secondo Ixé, in Lombardia, il 22,5% delle elettrici e solo il 19,7% degli elettori ha scelto il Pd, e questo è accaduto anche alla Lega, votata dal 26,5% delle donne e dal 23,4% degli uomini, e a Forza Italia, votata dal 14,7% delle donne e dal 13% degli uomini. Anche LeU e gli altri di centrosinistra (alleati col Pd) vedono una prevalenza di elettorato femminile.

Diverso per gli altri movimenti: i 5 Stelle hanno raccolto il 23,1% del voto maschile e il 19,7% di quello femminile;  Fdi il 5,4% del voto maschile e appena il 2,7% di quello femminile. 

I flussi elettorali: il voto per fasce d'età

Il voto giovanile è spesso una curiosità, anche perché non raramente si differenzia in modo sostanziale rispetto al voto complessivo. I lombardi dai 18 ai 24 anni, il 4 marzo 2018, hanno privilegiato nettamente la coalizione di centrosinistra e LeU: quest'ultima ha raccolto il 5,1% (contro il 2,9% medio), il Pd il 26,5% (contro il 21,1% medio), la triade di alleati del Pd (+Europa, Lorenzin, Insieme) il 6,9% (contro il 4,2% medio).

Gli adulti (35-54 anni) si sono invece maggiormente orientati sul Movimento 5 Stelle. Addirittura il 43,3% dei 35-44enni lombardi ha votato 5 Stelle, contro una media del 21,4%, mentre i 45-54enni hanno premiato soprattutto la Lega (29,8%) e il Pd (24%). Salvini è stato apprezzato anche dai 55-64enni (oltre il 30% dei loro voti sono andati alla Lega).

Gli alleati del Pd prendono voti, in Lombardia, soprattutto tra i giovai adulti, 25-34enni: Lorenzin, +Europa e Insieme conquistano il 9,5% di questa fascia d'età, il Pd appena il 9,7%, praticamente la stessa percentuale. I dem sono invece saldamente il primo partito tra gli over 65 con il 32% dei consensi. Bene, in questa fascia, anche Forza Italia (22,4%, di poco sotto la Lega), molto male il Movimento 5 Stelle (6,9%).

I flussi elettorali e l'autocollocazione politica

Spesso è interessante chiedere all'elettore come ritiene di collocarsi in un continuum da sinistra a destra e poi chiedergli per quale partito intende votare o ha votato, anche per comprendere se un partito ha scelto "bene" la sua collocazione su quello stesso continuum. E' un dato che di solito non riserva sorprese, posto che ovviamente (per esempio) il Pd è un partito "non di destra" e "non troppo di sinistra", così come la Lega è chiaramente collocata "a destra" e non attira simpatie in chi si autocolloca "a sinistra". La scala di Ixé prevede sei possibilità: sinistra, centrosinistra, centro, centrodestra, destra, non autocollocato. 

Nel panorama italiano, la presenza del Movimento 5 Stelle, che per sua natura fugge dalla suddivisione "destra-sinistra" dello spazio politico, rende ancor più interessante questo genere di interviste politiche. Occorre poi fare attenzione ad un altro aspetto: se in generale si può pensare che, per esempio, chi si colloca "a sinistra" preferisca LeU al Pd, potremmo scoprire che le cose non stanno così, vuoi perché LeU è una sigla nuova e non ancora "consolidata", vuoi perché si predilige comunque un certo "voto utile" per "battere chi è a destra". 

In effetti, tra chi si definisce di sinistra, il Pd è largamente il partito più votato: lo sceglie il 43,2% di questi elettori, mentre LeU deve accontentarsi del 13,6%. Ancor meglio va al Pd tra chi si definisce di centrosinistra: vota per i dem il 68,2%, mentre il 9,6% sceglie i suoi alleati (+Europa, Lorenzin, Insieme). E LeU precipita al 4,3%.

Gli alleati del Pd sono ottimamente piazzati (8,3%) tra chi si definisce di centro, quasi al livello del Pd (8,6%). Diventa schiacciante la Lega (sopra il 50%) tra chi si definisce di centrodestra o di destra, in compagnia di Forza Italia più al centro e di Fratelli d'Italia più a destra. 

E il Movimento 5 Stelle da chi prende più voti? Da chi si autocolloca a sinistra o al centro e da chi rifugge l'autocollocazione. Ecco i dati. Il 21,1% di chi si defiisce di sinistra, il 59,1% di chi si definisce di centro e il 44,6% di chi non vuole autocollocarsi ha votato 5 Stelle. Particolare il caso dei centristi: nessun altro partito supera il 10% dei voti. Una scelta, quindi, "di massa" per i pentastellati in questo caso. La trasversalità del Movimento 5 Stelle è una delle sue caratteristiche più tipiche, ripetuta del resto dai suoi maggiori esponenti più e più volte.

I flussi politici: il voto e la religione

Non destano infine particolari sorprese le analisi del voto correlate con l'atteggiamento religioso, almeno in Lombardia. Il Pd è il partito preferito da chi va a messa ogni domenica (31,4%), tra questi la Lega è leggermente più debole della media (23,8%) e Forza Italia invece più forte (18,1%), mentre è molto debole rispetto alla media il Movimento 5 Stelle (9,6%).

Diverso tra chi va a messa saltuariamente. La Lega acquisisce una certa forza (26,1%) ma prevale il Movimento 5 Stelle (30,7%), mentre il Pd precipita al 12,7% e gli astenuti si abbassano (sotto il 20%). La sinistra e il centrosinistra risalgono tra chi non va mai a messa: il Pd al 20,4%, i suoi alleati al 6,6% (+Europa e socialisti in particolare, s'intende, più della lista della Lorenzin), LeU al 5,7%.

Guardando ai singoli partiti, possiamo concludere che l'atteggiamento religioso è quasi indifferente per il voto alla Lega (dal 23,8% al 26,1% come minimo e massimo), mentre incide molto sulla scelta del Movimento 5 Stelle (dal 9,6% al 30,7%), ma anche del Pd (dal 12,7% al 31,4%) e, ovviamente, dei partiti laici di sinistra o centrosinistra.

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