rotate-mobile
Politica

Fontana contento per il no di Draghi a tassa su eredità milionarie

"Fuori luogo e inopportuna, così giudico la proposta", ha detto il governatore

"Bene ha fatto il premier Draghi a rispedire al mittente la strampalata idea di chi, in un momento così delicato, pensa di mettere le mani nelle tasche degli italiani". Così il presidente della Lombardia, Attilio Fontana ha commentato il no del presidente del consiglio alla proposta, del segretario del Pd Enrico Letta, di aumentare la tassa di successione - solo per eredità milionarie - utilizzando i fondi ottenuti per creare una dote in favore degli italiani più giovani.

L'idea non è piaciuta affatto al nostro governatore che su Facebook ha scritto: "Fuori luogo e inopportuna, così giudico la proposta sulla tassa di successione del segretario Pd, Enrico Letta". 

"Noi, in Lombardia, stiamo facendo esattamente il contrario - ha aggiunto Fontana - e per quanto di nostra competenza l'obiettivo è sburocratizzare e alleggerire la pressione fiscale, attraverso processi di semplificazioni soprattutto mirati alle imprese".

Il governatore lombardo indagato per autoriciclaggio e falso in voluntary

Sul tema delle successioni da Paperoni Fontana deve essersi sentito chiamato in causa visto l'ingente patrimonio estero ereditato dai genitori. L'ammontare della sua eredità "si è accumulato sin dagli anni 70 e si è scoperto che ricomprendeva anche un secondo conto aperto nel 1999 presso altra banca elvetica; circostanza della quale il presidente Fontana era completamente all’oscuro", recita una nota dei suoi legali. 

Il governatore risulta indagato per autoriciclaggio e falso in voluntary e attraverso i suoi difensori Jacopo Pensa e Federico Papa ha depositato, mantenendo gli impegni assunti con la Procura, la documentazione che consente di ricostruire il patrimonio estero ereditato dai genitori.

"Il consolidamento dei due conti successivamente avvenuto spiega l’ammontare del patrimonio fatto oggetto di emersione. La Procura - prosegue la nota della difesa - sta verificando il materiale messo a disposizione. Siamo preparati ai commenti e alle battute di ogni genere".

Per i pm di Milano il presidente della Lombardia Attilio Fontana sapeva del conto in Svizzera - da cui era partito il tentativo di bonifico di 250 mila euro a favore del cognato - sin dal 1997, quando la madre lo aprì facendovi confluire quasi 3 milioni di euro. I giudici sono convinti di questa tesi sulla base di una consulenza che avrebbe accertato come la donna firmò, probabilmente non in Svizzera, per l'inizio del rapporto bancario, il documento fu scannerizzato e il governatore, in altro momento e verosimilmente nella banca elvetica, firmò la delega ad operare sul conto, che poi venne chiuso coi soldi spostati su un altro aperto nel 2005 con 2,5 milioni.

I legali di Fontana avevano già sottolineato come il governatore abbia sempre ribadito che era a conoscenza dei 5,3 milioni nel 2015 come eredità lasciata dalla madre. Il presidente, aveva chiarito l'avvocato Jacopo Pensa, a proposito dell'indagine sui soldi in Svizzera, "continua a dire, in modo ormai prostrato, che su quel conto non ha mai operato nemmeno per un euro, prima del 2015, ha sempre saputo che quel conto c'era, lo sapeva fin dagli anni '70, perché i genitori, come avveniva in tante famiglie benestanti, gli avevano detto che avevano messo i loro risparmi all'estero e solo alla morte della mamma ha saputo della cifra che gli era stata lasciata in eredità". 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Fontana contento per il no di Draghi a tassa su eredità milionarie

MilanoToday è in caricamento