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Referendum, terremoto in Lega? Anche Fontana vota No: e Salvini impone stop alle dichiarazioni

Salvini impone lo stop alle dichiarazioni di voto. Sono tanti i dirigenti leghisti che si sono scostati dalla linea, a partire dal numero due Giorgetti. E ora anche il governatore della Lombardia

Aumenta, per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari del 20 e 21 settembre, la "fronda" interna alla Lega, ufficialmente schierata per il Sì. L'ultimo a "deviare" dalla linea è nientemeno che il governatore della Lombardia Attilio Fontana. Lo ha fatto lunedì 14 settembre, parlando con i giornalisti a margine della visita a una scuola superiore di Milano in occasione dell'avvio dell'anno scolastico.

«Penso proprio di votare No», ha detto il presidente della Regione, argomentando che i pesi e contrappesi della Costituzione non vanno modificati con «strappi», perché poi si rischia «di creare un vulnus in un'altra parte della Costituzione». Il governatore si riferiva alla legge elettorale, che non è ancora stata modificata: il semplice taglio dei parlamentari potrebbe creare territori eccessivamente sotto-rappresentati. 

Riguardo alla legge elettorale (cioè al meccanismo con cui si eleggono i deputati e i senatori), Fontana ha aggiunto di essere contrario al sistema proporzionale puro. «Si può cambiare la Costituzione, ma bisogna farlo in maniera assolutamente seria», ha concluso il governatore.

Lega per il Sì, ma molte defezioni importanti

Quella di Fontana è solo l'ultima presa di posizione contraria alla linea dettata dal leader leghista Matteo Salvini il 24 agosto. Il taglio dei parlamentari (che farebbe risparmiare 1,66 euro all'anno per ogni cittadino italiano) viene visto, dalla "base" della Lega, più come un'opzione demagogica dettata dal "grillismo" che come una vera semplificazione della politica, con risvolti negativi riguardo all'efficienza dei lavori parlamentari e alla rappresentanza dei territori, soprattutto quelli più piccoli. 

La Lega e Fratelli d'Italia, avendo votato quattro volte in Parlamento a favore del taglio, non avrebbero potuto prendere una posizione ufficiale diversa dal Sì al referendum, ma i mal di pancia sono evidenti. Nella Lega, per esempio, il numero due Giancarlo Giorgetti ha già annunciato il suo «No convinto». In precedenza si erano espressi per il No l'ex ministro Gian Marco Centinaio, il segretario lombardo Paolo Grimoldi e l'economista Claudio Borghi. Tutti nomi di gran peso.

E così Salvini, dopo il No espresso da Fontana, ha imposto lo stop alle dichiarazioni di voto dei leghisti. La linea ufficiale rimane il Sì. Ma il segretario deve fare i conti con una evidente "fronda".

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