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Venerdì è stata la volta di Franceschini alla Festa Democratica

Dopo gli interventi di Marino e di Bersani, venerdì sera alla Festa Democratica è stato il turno di Dario Franceschini. L’attuale segretario, intervista da Bianca Berlinguer, ha parlato anche di Afghanistan, del declino di Berlusconi e del Lodo Alfano

franceschini1Dario Franceschini, segretario del PD è intervenuto venerdì  alla Festa Democratica in corso presso il Palasharp, partecipando alla serie di dibattiti che hanno visto protagonisti nei giorni scorsi anche gli altri due candidati alla segreteria del Partito, Pierluigi Bersani e Ignazio Marino.

Il segretario attuale è stato intervistato da Bianca Berlinguer e ha illustrato i suoi progetti circa il futuro del PD. Prima di cominciare l’intervista sono stati ricordati i caduti di Kabul e proprio riguardo la missione in Afghanistan, Franceschini ha detto che adesso le Forze Armate in missione abbiano bisogno di sentirsi alle spalle il sostegno dello Stato e che quindi non è questo il momento delle polemiche. Un dibattito ci sarà certamente, ma dopo questo momento di dolore: bisogna tuttavia ricordarsi che l’Italia si trova in quella regione del mondo nell’ambito di una missione internazionale e non in seguito a una scelta unilaterale come invece era accaduto per l’Iraq.

Franceschini ritiene come tanti altri che l’era di Berlusconi sia in declino e che questo declino abbia avuto origine nel dopo elezioni europee, quando il PdL non ha ottenuto il risultato che sperava: tuttavia il segretario ha sottolineato come il PD non possa affidarsi a ciò che accade nella maggioranza, ma debba guardare a sé stesso e al proprio modo di fare. Ha definito l’attuale governo una “forma moderna di autoritarismo” che l’opposizione deve tenere sotto stretto controllo, alzando la voce quando necessario, perché tutte le forme di autoritarismo sono più pericolose proprio nel momento del declino.

 Per quanto riguarda il prossimo giudizio del CSM sul Lodo Alfano, ha detto che qualsiasi sarà l’esito andrà rispettato e dunque ha avvisato la maggioranza di non fare eventuali norme che aggirino l’ostacolo. Del governo ha inoltre aspramente criticato la scelta di rendere legali le ronde, un insulto alla cultura giuridica di uno Stato e un insulto anche per le Forze dell’Ordine che hanno visto tagliati i propri fondi.

Inoltre, secondo Franceschini, la politica di respingimento del governo va contro le leggi internazionali e i diritti umani e non è un caso che venga criticata anche dall’ONU, dalla UE e dalla Chiesa: ha tuttavia ammesso come troppo spesso il PD sia stato poco chiaro in materia di immigrazione, perché bisogna accogliere ma bisogna anche contrastare ciò che di male vi è nel fenomeno.

Tornando a parlare del PD ha sottolineato la necessità di prepararsi alle sfide dei prossimi anni, evitando all’interno del partito comportamenti “autolesionisti” e scontri di fuoco amico. Dopo le primarie infatti chi non avrà vinto dovrà sostenere lealmente chi avrà vinto. Lui stesso aveva dichiarato che avrebbe passato il testimone ad ottobre, ma si è presentato nuovamente come candidato volendo che sia la gente a decretare il suo futuro; ha anche aperto ad un confronto pubblico con gli altri due concorrenti, ricordando però che il regolamento di partito imponga l’11 ottobre come data prestabilita e come non si dovrà andare in televisione per farsi del male reciproco.

Ha riconfermato la vocazione del PD ad essere un partito che accoglie più culture e che costruisce in tale diversità un percorso comune dove alla fine prevale la sintesi e chi è in minoranza deve appoggiare la maggioranza: questo deve valere per temi etici quali il testamento biologico ma anche per eventuali alleati. Proprio intervenendo sul testamento biologico Franceschini non vuole che fra laici e cattolici vi sia un muro che impedisce il dialogo e per questo la Chiesa può richiamare su certi valori ma non può dire come votare in Parlamento. Ha inoltre ricordato la necessità di cercare alleanze valide per vincere all’interno di tutti i partiti di opposizione: ciò vale a livello locale ma anche in Parlamento dove, ora che la democrazia è messa in pericolo, le opposizioni devono fare fronte comune. Infine ha ammesso la colpa di non aver fatto all’epoca del governo Prodi una legge sul conflitto di interessi, ha bocciato un’eventuale ricandidatura di Bassolino e ha attaccato il governo che, in tempi di crisi oltre a fare troppo poco, promette di voler trovare ammortizzatori per coloro che si ritrovano senza lavoro e senza attenzioni, e che sono cosi costretti a gesti estremi per chiedere un aiuto, per poi effettuare nel settore scolastico il più grande licenziamento della storia della Repubblica.


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