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Il ritorno del "barone nero": Jonghi Lavarini candidato al Pirellone (appoggiando Putin)

Il barone nero candidato da "Fiamma destra lombarda". E lui: "Non sarò mai antifascista"

Il ritorno del "barone nero". Roberto Jonghi Lavarini, nome storico della destra meneghina e indagato nei mesi scorsi dalla procura di Milano per un presunto finanziamento illecito ai candidati di Fratelli d'Italia alle comunali Chiara Valcepina e Francesco Rocca, è pronto a candidarsi al Pirellone. 

"Fratelli d'Italia è una finta opposizione, fa parte del sistema, è un partito oramai angloamericano, moderato, liberale, atlantista, sionista. Noi, a differenza della Meloni, non rinneghiamo la nostra storia e identità, siamo veramente contro il green pass e l'obbligo vaccinale, e sosteniamo apertamente l'operazione militare speciale russa che vuole mettere fine alla guerra civile ucraina iniziata nel 2014 con il golpe mondialista e i massacri in Donbass", ha spiegato Mario Fusillo, segretario regionale del movimento dichiaratamente di estrema destra, che sulla locandina ha tracciato anche una "Z" che ricorda esplicitamente l'esercito di Putin impegnato nell'invasione dell'Ucraina. 

"Sono grato della proposta, alla quale non ho ancora dato risposta, perché ho sempre auspicato una destra libera e coerente, senza sensi di colpa e di inferiorità, ma all'interno di una coalizione governativa di centrodestra, amplia e inclusiva", le prime parole di Jonghi, che dopo l'inchiesta di Fanpage che aveva portato all'indagine della procura si era "ritirato". "Oggi la destra milanese ricorda e onora Sergio Ramelli, Pedenovi e Bersani, sono felice della presenza anche di Giorgia Meloni e non voglio fare polemiche. Con la morte della centenaria donna Assunta Almirante si chiude simbolicamente il capitolo del neofascismo missino. Ma io invito i vertici di Fratelli d'Italia alla coerenza politica, di cultura e stile, con quella fiamma tricolore che ancora portano nel loro simbolo", l'auspicio del barone. "Legittimo cambiare idea, basta dirlo e saperlo, e tutti saremo liberi di decidere cosa fare, serve solo chiarezza. Sono post neofascista ma non sarò mai antifascista - ha ammesso senza particolari problemi Lavarini -, come migliaia di militanti e decine di migliaia di elettori italiani".

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