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Dalla regione una nuova stretta sui luoghi di culto, è polemica

Saranno considerati luoghi di culto (assoggettati alla nota legge urbanistica restrittiva) anche circoli e associazioni con finalità "da ricondurre alla religione"

La "stretta" sui luoghi di culto, più volte annunciata dalla giunta regionale, è arrivata sotto forma di una circolare interpretatia (pubblicata il 22 febbraio e inviata a tutti i comuni lombardi) della legge urbanistica sulle strutture religiose che aveva già previsto diversi vincoli per la costruzione di luoghi per il culto. 

Un punto della circolare ha fatto particolarmente discutere: quello che di fatto equipara associazioni e circoli aggregativi ai veri e propri luoghi di culto, se le «finalità statutarie o aggregative» sono «da ricondurre alla religione, all'esercizio del culto o alla professione religiosa» («sale di preghiera, scuole di religione o centri culturali»). In altri termini, se nel circolo o nell'associazione l'attività religiosa (in senso lato: anche "centri culturali") è non saltuaria, anche se non prevista dallo statuto, si parla di luogo di culto e quindi si applicano tutte le prescrizioni della legge.

Lo scopo è chiaramente quello di fare emergere, e includere nelle prescrizioni, tutte quelle associazioni culturali (tipicamente islamiche, va detto) che di fatto funzionano come luoghi di culto e hanno sede in scantinati, ex laboratori, capannoni nascosti in cortili interni. Ma nel "calderone", se si resta alla lettera della circolare, si rischia di includere perfino un nuovo gruppo di preghiera (di qualunque culto, ovviamente, perché non si può discriminare tra una religione e l'altra) che si riunisce in una sala comune di un condominio privato.

«Il tessuto sociale milanese è ricco di associazioni, comunità di preghiera, comunità di famiglie, movimenti e centri culturali di ispirazione religiosa», ha ribattuto Anna Scavuzzo, vice sindaco di Milano con delega ai rapporti con le comunità religiose. Scavuzzo ha sottolineato che il comune di Milano sta elaborando - per rispettare la legge regionale - il Piano per le attrezzature religiose, una sorta di mini Pgt dedicato solo ai luoghi di culto, anche se - sempre per prescrizione della legge regionale - occorre anche un nuovo Pgt, scaduti i termini in cui poteva essere approvato separatamente. 

Per la vice sindaco, questa circolare di fatto «impedisce di procedere all'emersione dell'illegalità di luoghi di culto» perché è «di difficile applicazione» e avrà l'effetto di «peggiorare il rapporto con le comunità religiose e incentivare la diffusione di luoghi di culto irregolari». Scavuzzo ha chiesto al Pirellone di ripensarci e di «combattere il radicalismo religioso con strumenti realmente efficaci».

«Regione Lombardia non vuole impedire di professare una religione, ma evitare che magazzini, scantinati, macellerie e private abitazioni vengano scambiati per luoghi di preghiera, con evidenti problemi legati alla mancata trasparenza delle attività svolte e delle persone che li frequentano, ed è ancora peggio se ciò avviene attraverso "finti" centri culturali che di fatto altro non sono che moschee», ha replicato Viviana Beccalossi, assessore regionale all'urbanistica, difendendo la circolare e facendo chiaramente capire che - seppure non si fa differenza, ché altrimenti si violerebbe la Costituzione - l'obiettivo è il culto islamico e non i culti in generale. E Riccardo De Corato (consigliere regionale di Fdi) ha sottolineato che «mentre il Pd lombardo parla di diritto all'esercizio della libertà religiosa, noi parliamo di diritto di tutti alla sicurezza e al rispetto delle regole».

«Da due anni viene impedito di fatto di edificare luoghi di culto in Lombardia», hanno scritto in un comnicato Enrico Brambilla e Jacopo Scandella, consiglieri regionali del Partito Democratico, ricordando che la giunta regionale «non ha ancora emanato la delibera che stabilisce le distanze minime tra chiese, templi e moschee».

«400 mila musulmani in una Lombardia che sembra lontana mille miglia dall'Europa continuano a vedersi negato l'esercizio della libertà religiosa, mentre la regione, anziché regolamentare seriamente la materia, impedisce la realizzazione di luoghi di culto scegliendo la via più facile sulla strada del consenso e della tranquillità elettorale», hanno dichiarato Chiara Cremonesi (consigliera regionale di Sel) e Anita Pirovano (consigliera comunale di Sinistra x Milano): «Ancora una volta il centrodestra lombardo finge di ignorare che solo la realizzazione di luoghi di culto riconosciuti, oltre a garantire l’esercizio di un diritto fondamentale, tutela la sicurezza collettiva».

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