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Moschee, Maroni "gioca a tennis": «Contro Renzi abbiamo vinto 6-2»

Le parole del governatore lombardo dopo la bocciatura, da parte della corte costituzionale, di "due di otto punti" della legge regionale "anti moschee"

Matteo Salvini l'aveva chiamata «la Consulta islamica complice dell'invasione», mettendo insieme la tutela della libertà di culto e il fenomeno migratorio. «La sinistra esulta: Allah Akbar» era stato invece il primo commento del governatore lombardo Roberto Maroni. Che ora, a mente più fredda, è lui a dichiararsi vittorioso. «Ho battuto Renzi 6 a 2», ha dichiarato.

Il tema è la legge lombarda sui limiti ai luoghi di culto, ribattezzata "anti moschee", anche se riguarda tutti i luoghi di culto. La stessa Lega Nord, del resto, nel difenderla strenuamente aveva veicolato il messaggio che si ponessero limiti "alle moschee". Secondo quanto riferito ora da Maroni, la corte costituzionale (a cui il governo s'era appellato) ha accolto due richieste di incostituzionalità su otto: quella - già resa nota - sulla consulta regionale per i luoghi di culto di religioni che non hanno intese con lo Stato (per la quale viene richiesta anche una presenza «diffusa, organizzata e consistente» nel territorio, con termini generici e passibili d'interpretazione) e quella sulle telecamere a spese di chi costruisce il luogo di culto.

Per Maroni si tratta di «aspetti marginali della norma», che dunque, nelle intenzioni del governatore, rimane in vigore ma sarà corretta con una deliberazione di giunta per recepire la sentenza della corte costituzionale. La consulta in particolare resterà ma verrà resa facoltativa: secondo Maroni serve «ad aiutare i sindaci sugli aspetti urbanistici della materia». Facile prevedere la conseguenza: sindaci leghisti o comunque di centrodestra se ne serviranno sempre. I tecnici studieranno invece come mantenere le telecamere fuori dai luoghi di culto rispettando la decisione della corte.

«Per la prima volta viene affermata la competenza delle regioni a regolare la costruzione di nuovi luoghi di culto», sottolinea invece Maroni, complessivamente soddisfatto. 

«La corte non ha solo bocciato i due punti sulla discriminazione e sull'obbligo di videosorveglianza», ribatte Roberto Bruni, capogruppo in regione per il Patto Civico Ambrosoli: «Ha anche vincolato tutti gli altri passaggi controversi a un’interpretazione rigida. C’è poco da fare gli spiritosi: la verità non contestabile è che devono rimettere mano alla legge in tutti i nodi sostanziali nei quali si lede la libertà di culto. Le dichiarazioni di Maroni suonano perciò imprudenti e impudenti».

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