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E' ufficiale, la Lombardia aderisce al "Family Day" contro le unioni civili

La giunta regionale approva all'unanimità la proposta, in tal senso, di Maroni. Protesta Guayana (Certi Diritti): «L'Italia è obbligata a disciplinare le unioni, lo dicono le sentenze»

Come annunciato, la regione Lombardia ha aderito ufficialmente al Family Day del 30 gennaio a Roma, per protestare contro il disegno di legge Cirinnà, che introdurrà in Italia una legislazione sulle unioni civili (siamo l'unico Paese dell'Europa occidentale a non averla ancora). Alla manifestazione romana parteciperà una delegazione di assessori e consiglieri regionali. 

La decisione è arrivata all'unanimità su proposta del presidente Roberto Maroni. «Dimostriamo sempre più come la famiglia, nucleo fondamentale della società costituzionalmente garantita, sia al centro della nostra azione politica e di governo», ha spiegato Cristina Cappellini, assessore alla cultura, ricordando tra l'altro il reddito di autonomia in via sperimentale. Alla conferenza stampa a cui erano presenti anche Marco Invernizzi (comitato Difendiamo i Nostri Figli) e i rappresentanti dei partiti di maggioranza: Carolina Toia (Lista Maroni), Massimiliano Romeo (Lega Nord), Claudio Pedrazzini (Forza Italia), Luca Del Gobbo (Ncd) e Riccardo De Corato (Fdi).

La Lombardia si aggiunge così a Veneto e Liguria, anch'esse governate dal centrodestra. Cappellini ha ringraziato la maggioranza per avere mostrato «compattezza nonostante insulti e intimidazioni. Chi governa ha diritto di prendere posizione, soprattutto su disegni di legge nazionali che possono contrastare con i valori in cui una amministrazione crede».

«Accetto le polemiche, ma non posso non domandare: di cosa stiamo parlando? La Costituzione italiana afferma che 'la Repubblica riconoscere i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio'. Questo non vuol dire che non possano esistere altre forme di unione, ma significa che la famiglia non può essere messa in discussione e deve avere diritti specifici. Noi diciamo questo», ha commentato Roberto Maroni, a margine di un incontro a Belluno.

«La giunta si assume la responsabilità gravissima di rappresentare solo una parte dei lombardi, ma - quel che è più grave - decide di ignorare che l'Italia è tenuta a riconoscere le coppie dello stesso sesso da ben due sentenze della Corte costituzionale e da una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha condannato l'Italia per violazione del diritto umano fondamentale alla vita familiare». Questa la reazione di Yuri Guaiana, vicepresidente di Zona 2 e segretario dell'Associazione Radicale Certi Diritti, secondo cui «in conferenza stampa è stato detto chiaramente che l'obiettivo del Family Day è il ritiro del disegno di legge Cirinnà».

Nelle giornate di giovedì 21 e venerdì 22 era stato organizzato un "tweet bombing" all'indirizzo di Maroni e della giunta per invitarli a cambiare idea.

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