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Magenta, associazione islamica contro la sindaca: «Non rispetta la Costituzione»

Lotta sul filo del rasoio tra l'articolo 19 della Carta e il regolamento di polizia urbana del Comune milanese

A Magenta l'8% della popolazione è di fede musulmana ma l'amministrazione comunale, guidata dal 2017 da una giunta di centrodestra con a capo la sindaca leghista Chiara Calati, ha sempre negato uno spazio per pregarte, sia abituale, sia per il solo venerdì, sia per il Ramadan.

A rivendicare il diritto a un luogo per la preghiera è l'associazione islamica Moschea Abu Bakar, intitolata al primo califfo dell'Islam nonché padre di Aisha, la moglie più importante di Maometto. Ultimo tentativo in ordine di tempo quello in occasione del Ramadan, iniziato nel 2019 nella notte tra il 5 e 6 maggio e conclusosi il 3 giugno. La sindaca ha rigettato la richiesta di un incontro prima del 5 maggio e successivamente ha replicato che non esisterebbero, a Magenta, aree adatte a diventare luogo di culto anche temporaneo, e che comunque la giunta non vuole mettere mano al piano di servizi.

Magenta, musulmani pronti alle vie legali

Ora l'associazione islamica prova a reagire con l'avvocato Luca Bauccio, secondo cui l'amministrazione magentina sta negando un diritto costituzionale. Il legale promette azioni giudiziarie per rivendicare questo diritto e sostiene che non si tratta di un fenomeno isolato, ma piuttosto diffuso soprattutto tra i primi cittadini della Lega. Per Bauccio, gli amministratori non possono «mettere le proprie idee personali davanti alla legge». 

La difesa della sindaca è proprio questa: non si tratta di violare diritti costituzionali ma di posti mancanti. La parola passerà ai giudici?

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