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Mantovani (Pdl): "Antidemocratico farmi scegliere tra sindaco e consigliere"

Secondo l'esponente del Pdl la norma sull'incompatibilità è sbagliata. Ambrosoli: "Nessuno è indispensabile, l'obbligo preesisteva"

Mario Mantovani (Pdl) fino a pochi mesi fa sommava quattro incarichi politici: senatore, consigliere regionale, assessore regionale alla sanità (e vice di Maroni), sindaco di Arconate. La legge è chiara: se sei consigliere regionale puoi anche essere nominato assessore in giunta (in altre assisi, invece, non si può), ma non puoi essere né senatore né sindaco.

A metà maggio la "giunta per le elezioni" del Pirellone gli aveva dato dieci giorni di tempo per dimettersi da sindaco e da senatore. Lui, in realtà, ha sempre detto che avrebbe seguito la legge, ma non ha mai perso occasione per dichiararla "antidemocratica": a inizio giugno, per esempio, ospite da Klaus Davi in tv, aveva detto che chi lo ha eletto al Pirellone sapeva che lui era anche sindaco.

Vero: ma è anche vero che lui, candidandosi al Pirellone, sapeva che avrebbe poi dovuto scegliere. Martedì 25 giugno, in aula del consiglio regionale, la relazione della giunta delle elezioni è stata votata da tutti, ma il Pdl si è astenuto. Il partito di Mario Mantovani ha quindi dato un segnale di solidarietà al suo coordinatore lombardo, che ha riaffermato che la norma sull'incompatibilità è sbagliata. Umberto Ambrosoli (coordinatore del centrosinistra al Pirellone) gli ha risposto con una frecciata: "Nessuno è indispensabile", gli ha detto ricordandogli che "l'obbligo di scegliere preesisteva".

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