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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

L'autodifesa di Maran: "Resto, i numeri parlano per me"

L'assessore alla mobilità Maran affida a Facebook la sua autodifesa. "Prima si chiede che i giovani abbiano spazio, poi li si taccia di inesperienza. I numeri mostrano che Penati non ha contato"

Pierfrancesco Maran, l'assessore "nel mirino" per una presunta "spinta" da parte dell'indagato Filippo Penati per il posto in giunta, sceglie Facebook per la sua autodifesa. Qualcuno vuole la sua testa perché troppo legato all'ex presidete della Provincia, di cui sembra ormai provato un qualche interesse nel settore del trasporto pubblico, e non sarebbe opportuna la delega alla mobilità per un suo "pupillo".

E Maran risponde per le rime: "E' molto più facile accreditarti come pupillo di qualcuno - scrive - che valutare cosa hai fatto". La sua è una autodifesa, bisogna dirlo, carica della dignità di chi il posto di assessore, in fondo, se l'è meritato. "Sono stato scelto - continua - perché 3.612 persone hanno creduto in me", facendone il più votato del Pd a parte Boeri.

"Il mio quartiere - aggiunge - mi ha sostenuto in maniera straordinaria (1.637 voti), oltre ai tanti candidati giovani nei consigli di zona". E ricorda infine che l'anno scorso il suo candidato Pietro Bussolati prese in città 3mila preferenze: "Filippo Penati sosteneva un altro candidato", chiosa. Come a dire, Penati non c'entra con la mia elezione.

Ricorda poi di essersi già occupato di trasporti e ambiente sia in consiglio di zona 3, sia nel precedente mandato di consigliere comunale. "Sento - aggiunge - la responsabilità di dimostrare che a 30 anni si può ricoprire un incarico importante come quello di assessore alla mobilità del comune di Milano".

E si toglie anche un sassolino nelle scarpe circa l'inesperienza: argomento, questo, tirato in ballo dal fuoco "amico" dell'Italia dei Valori, con Stefano Zamponi che l'aveva tacciato di essere laureato in scienze politiche e quindi inadatto a controllare la delega sui trasporti, salvo poi accettare le spiegazioni di Pisapia.

"A 30 anni - scrive Maran - siamo in pochi ad avere incarichi e c'è sempre qualcuno pronto a dire che sei stato messo lì per non disturbare, perché sei controllabile, se sei una donna perché sei attraente. Si chiede sempre ricambio generazionale, salvo poi tacciare come inesperti i giovani cui vengono affidati ruoli di rilievo".

Quindi Maran non intende dimettersi: "Continuerò - conclude - a lavorare per risolvere i problemi dei cittadini, non di gruppi di potere, in piena sintonia con Giuliano Pisapia".

Di certo queste dichiarazioni non basteranno al centrodestra, che alla ripresa dei lavori in consiglio presenterà una qualche mozione per le sue dimissioni.

Ma è il caso di rilevare che è assolutamente pretestuoso immaginare che un politico debba dimettersi, non indagato e non sfiorato da alcuna inchiesta, sol perché in passato ha collaborato con un indagato.

Non esiste prova che la nomina di Maran (non indagato, non sfiorato) fosse funzionale agli affari o alla convenienza di Penati (indagato), solo un sms su un (reale) contenzioso economico da risolvere tra una società privata (Caronte) e una società pubblica (Atm) che, se è vero che non pagava, sarebbe in una posizione (morale) estremamente delicata.

Noi ci permettiamo di ritenere che, allo stato delle cose, le dimissioni dell'assessore siano semplicemente assurde.

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