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Autonomia, Maroni ai parlamentari: «Lombardia più libera, anche per trainare il Paese»

L'audizione del governatore alla Commissione sul federalismo fiscale. E' il primo passo, poi la trattativa col Governo

Fare della Lombardia una «Regione speciale», una via di mezzo tra quelle ordinarie e quelle a statuto speciale, e possibilmente arrivare ad un accordo già a gennaio 2018 o comunque prima delle elezioni politiche, così che il prossimo Parlamento potrà mettersi subito al lavoro per ratificare l'intesa. Far diventtare la Lombardia più libera e meno vincolata in modo che possa meglio «trainare il Paese». Sono alcuni dei punti salienti delle affermazioni di Roberto Maroni, governatore della Lombardia, durante l'audizione presso la Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale a Roma.

Il consiglio regionale lombardo ha appena votato la delibera che dà mandato a Maroni di "trattare" con il Governo le condizioni speciali di autonomia dopo il Referendum del 22 ottobre. Il mandato è arrivato in modo "tripartisan" perché centrodestra, centrosinistra e Movimento 5 Stelle hanno votato a favore. Soltanto quattro i consiglieri regionali contrari (i due bersaniani, un dem e una di Fuxia People) e un'astensione (Campo Progressista). La trattativa verrà condotta insieme all'Emilia Romagna (dove non si è votato per il Referendum), mentre il Veneto ha scelto una strada più lunga e inizierà più tardi. 

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E Maroni, in qualche modo, conferma lo spirito lontano dai giochi politici: «Voglio tenere questa discussione - ha affermato davanti ai parlamentari - fuori dalla campagna elettorale, senza un muro contro muro per dire che il Governo è "cattivo" e non vuole dar niente ai lombardi». Il presidente della Lombardia ha anche ribadito che la trattativa verrà avviata su tutte le ventitré materie previste dall'articolo 117 della Costituzione (materie "concorrenti"). Lasciando però uno spiraglio aperto (come da testo della risoluzione del consiglio regionale) per eventuali altre materie.

Le aree di trattativa saranno sei e corrisponderanno ad altrettanti tavoli di confronto. Molto probabilmente uno di questi tavoli verrà svolto a Milano, per sottolineare «parità di status tra Lombardia e Roma in questa trattativa», come ha spiegato Maroni ai parlamentari. Ed ecco le sei aree: istituzionale; finanziaria; ambiente, protezione civile, territorio, infrastrutture; economica e del laoro; cultura, istruzione e ricerca; welfare; rapporti con enti locali e sistema istituzionale interno. 

Centrale sarà la gestione delle risorse economiche: la futura autonomia regionale sarà, con ogni probabilità, "autonoma" anche da eventuali leggi di stabilità o di coordinamento della finanza pubblica. Almeno in parte. Inoltre, come è già stato detto parecchie volte, l'obiettivo di Maroni sarà quello di tenere direttamente in Lombardia le risorse necessarie per implementare le politiche che verranno ottenute dopo la trattativa. 

Autonomia Lombardia, Maroni: «Non è contro il Sud»

Maroni ha ribadito più volte, davanti ai parlamentari della Commissione, che l'autonomia lombarda non sarà «contro il Sud» ma, semmai, per improntare un nuovo rapporto anche tra le diverse Regioni italiane (di «nuovo regionalismo» aveva più volte parlato durante la campagna elettorale del Referendum). Piuttosto potrebbe portare a «spendere meglio» le risorse, anche da parte di altre Regioni. Il "modello Lombardia" su spesa pubblica e servizi, per esempio, consentirebbe allo Stato (se applicato ovunque) di risparmiare 23 miliardi all'anno. 

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La questione meridionale è stata affrontata anche in rapporto al residuo fiscale. Maroni si è detto disposto (a fronte di più autonomia) a sostenere i territori del Mezzogiorno «non per dare stipendi, ma per fare investimenti, controllando come vengono fatti, se sono di qualità e se servono a produrre reddito e crescita economica». Contributi che potrebbero passare direttamente da una Regione all'altra, senza transitare per lo Stato centrale. 

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