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Ema, Maullu (Fi): "Sconfitta cocente per Milano e l'Italia, ma palese scorrettezza delle procedure"

L'intervista all'eurodeputato azzurro

Tra gli Europarlamentari di Forza Italia, è stato uno dei più critici rispetto alla sconfitta che l'Italia e Milano hanno subito su EMA, “perché di sconfitta si tratta ed è una sconfitta sonora” dice Stefano Maullu.

Di ritorno dalla sessione plenaria di Strasburgo dove la vittoria di Amsterdam è stata sancita definitivamente o quasi, dal voto si passa all'analisi e Maullu, particolarmente acceso su questa partita da Europarlamentare di Milano, usa pochi mezzi termini. “Il voto di giovedì al Parlamento europeo, per l’ennesima volta, ha sottolineato in maniera evidente tutte le contraddizioni racchiuse nel dossier Ema - le parole dell'Eurodeputato azzurro -, un fascicolo gravato da scorrettezze e ambiguità di vario genere. Dopo il voto di giovedì, i dati salienti sono essenzialmente due: la palese scorrettezza delle procedure di selezione e la clamorosa, cocente sconfitta di Milano e dell’Italia”.

Un voto, quello di giovedì in sessione plenaria, che ha di fatto portato ufficialmente la sede dell'Agenzia del Farmaco in Olanda: “In buona sostanza - continua Stefano Maullu -, con il voto di giovedì il Parlamento Europeo ha dato il via libera al trasferimento di Ema ad Amsterdam, decidendo di non dare alcun peso alle evidenti irregolarità che hanno caratterizzato le procedure di selezione, come l’assurda estrazione con una monetina. Alcuni parlano di un 'sì condizionato', ma la realtà è che il Parlamento Europeo ha deciso di indirizzare l’Agenzia del Farmaco verso Amsterdam, sede sicuramente meno adeguata rispetto a Milano”.

Incongruenze e storture procedurali che non sono solo opinioni ma derivano da analisi approfondite su ogni aspetto del dossier: “Indipendentemente da tutto ciò che riguarda la sede olandese di Ema, che non è stata nemmeno costruita, le incongruenze più palesi sono di natura procedurale - spiega Maullu -: come ha sottolineato in maniera efficace Takis Tridimas, uno dei massimi giuristi di diritto europeo, l’intero processo che ha condotto alla selezione di Ema ha violato il diritto europeo, i suoi principi più basilari. Secondo Tridimas il Parlamento europeo è stato posto dinnanzi al fatto compiuto, senza nemmeno essere consultato, il che rappresenta una violazione anche fin troppo evidente. Insomma, il Parlamento europeo non è stato minimamente coinvolto, ed è stato consultato solo quando una decisione era già stata presa. Certo il voto a Strasburgo è servito anche per rafforzare il ruolo dell’Eurocamera, che ha riaffermato con forza la volontà di essere coinvolta pienamente nei processi decisionali sulle agenzie europee. Insomma, gli effetti positivi del voto si potranno constatare soltanto nel lungo periodo, quando l’Ema sarà già stata assegnata”.

Cosa resta, quindi, dopo la sconfitta di Milano e dell'Italia? “Al momento, a Milano e all’Italia sono rimasti soltanto la delusione e il rammarico per aver perso un’occasione unica, un’opportunità di crescita che non si ripresenterà mai più. Ma le responsabilità non sono da attribuire unicamente all’Europa e alle sue assurde procedure di selezione - specifica l'Europarlamentare, per diversi anni Assessore in Regione Lombardia -: ancor prima della ridicola cerimonia d’estrazione, la candidatura di Milano era già stata pesantemente condizionata dal disinteresse del governo e degli attori istituzionali, locali e nazionali. Da questo punto di vista, il fatto che alla cerimonia di estrazione abbia presenziato un solo rappresentante del governo è sconcertante. Il dossier Ema ha rivelato tutta l’inconsistenza dell’Italia sul piano internazionale, la sua assenza di peso specifico, la sua totale incapacità di difendere gli interessi nazionali nelle sedi comunitarie. In una parola, la sua totale mancanza di prestigio, quel prestigio che, per fare un nome, Silvio Berlusconi era riuscito a costruire tra tante difficoltà. Vi ricordate i sorrisini ironici della Merkel e di Sarkozy? Sorrisini sui quali una certa stampa ha massacrato Berlusconi. Oggi Macron elogia Gentiloni, l'Italia è invasa dai migranti mentre la Francia chiude le frontiere e l'Europa chiude la rotta balcanica per tutelare la Germania. Evidentemente, allora, quelli per Berlusconi erano sorrisini verso un'Italia che non accettava di abbassare sempre il capo, che sapeva dire no. E questo, ovviamente, dava fastidio”.

Un peso internazionale che secondo Stefano Maullu l'Italia deve riconquistare al più presto: “E' fondamentale – chiude l'Europarlamentare milanese – perché oggi il campo in cui giochiamo è quello, europeo e internazionale: è quella la dimensione in cui si prendono le decisioni più importanti e a quel tavolo l'Italia deve tornare a sapersi sedere con determinazione. Dai rapporti coi paesi del Nord Africa all'asse naturale con la Russia, fino alla forza di contrapporre un adeguato peso all'asse franco-tedesco: o si fa così, e lo si fa solo con rappresentanti italiani capaci, oppure si rischia di scomparire”.

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