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L'allarme del comune sui migranti "non identificati" che vanno all'estero

Per Pierfrancesco Majorino va ripensato il sistema di controlli ed identificazione. Anis Amri ha girato mezza Europa da "ricercato numero uno"

Per un terrorista (Anis Amri) che, praticamente indisturbato nonostante in quel momento sia il "ricercato numero uno", attraversa almeno due frontiere (Germania-Francia e poi Francia-Italia), si riapre il dibattito sul sistema di prevenzione nel continente europeo. Sia sul fronte dei confini (con i politici nazionalisti che chiedono di tornare a ripristinare i controlli alle frontiere) sia sul fronte dell'emergenza dei profughi e richiedenti asilo.

Già, perché - comunque la si pensi - una falla esiste, ed è quella degli stranieri non identificati. Che arrivano in Italia dal mare e poi lasciano il Paese senza che nulla si sappia di loro. Pierfrancesco Majorino, assessore alle politiche sociali del comune di Milano, ha fatto sapere che un centinaio scarso di migranti lascia, ogni giorno, le strutture d'accoglienza della città senza essere stato identificato. Non è affatto scontato che si tratti di miliziani o aspiranti terroristi, ma il timore c'è ed è alto. 

I controlli sono più serrati da tempo: non è da oggi che si teme che simpatizzanti dell'Isis sbarchino in Sicilia dalla Libia, poi arrivino al Nord e infine si disperdano in altri Paesi europei. L'obiettivo è interrompere del tutto questo passaggio senza l'identificazione. Con il caso di Amri, in grado di girare per mezza Europa in un giorno o due, senza mai incappare in controlli e senza essere mai riconosciuto nonostante la sua fotografia avesse fatto il giro del web e delle forze di polizia, "stringere" su questo sembra ancora più urgente. 

Sullo sfondo c'è un'altra questione: ultimamente per questi migranti è più difficile raggiungere i Paesi del Nord Europa, per le maglie che sono diventate più strette (ad esempio in Austria). Inevitabilmente, quindi, tendono maggiormente a restare a Milano. E a restare - per ora - non identificati. Tra le righe, qualcuno legge la volontà del governo (finora) di non identificarli tutti per "permettere" ad alcuni di loro di andarsene dall'Italia e chiedere eventualmente asilo in un altro Paese: infatti - per gli accordi di Dublino - un aspirante richiedente asilo deve fare richiesta nel primo Paese europeo in cui mette piede (o in cui sia identificato). 

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