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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Moschee, Maroni non ci sta: "Ripresentiamo la legge"

Il governatore lombardo difende la legge regionale sui luoghi di culto bocciata dalla corte costituzionale

La Lega Nord è pronta a ripresentare una legge sulle moschee in regione Lombardia, dopo la bocciatura da parte della consulta in seguito ad un ricorso del governo. «Abbiamo dato ai cittadini la possibilità di fare un referendum, perché, quando c'è un insediamento così importante, soprattutto in certe piccole comunità, l'ultima parola va data ai cittadini», ha spiegato il presidente Roberto Maroni in diretta su Canale 5 a "La Telefonata", venerdì 26 febbraio. La legge era stata duramente contestata non solo dai musulmani ma anche dai cattolici e dai protestanti.

«Voglio evitare un altro caso 'viale Jenner', che nacque proprio perché non c'era una legge che regolamentava», ha affermato il governatore lombardo riferendosi al centro islamico del quartiere Dergano-Maciachini, dove il venerdì l'affluenza è tale che i musulmani sono talvolta costretti a pregare lungo i marciapiedi. 

Maroni ha voluto puntualizzare di essere «per la libertà religiosa al 100% ma questa attività deve essere regolata». E riferendosi alla sentenza della consulta, Maroni ha affermato di esserne sorpreso: «Abbiamo fatto una legge urbanistica, finora c'era 'moschea selvaggia'». Tra le regole previste dalla legge ora bocciata, anche la "consistenza" delle comunità di riferimento nel territorio, la previsione di un luogo di culto all'interno del piano di governo del territorio (pgt), il superamento dell'esame paesaggistico, l'eventuale referendum e, per i musulmani e le moschee, anche il vaglio di una nuova "consulta regionale".

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Proprio questo requisito, previsto solo per le moschee, è uno dei punti che hanno fatto propendere la consulta per il giudizio negativo. Paolo Grossi, neo presidente della corte costituzionale (che Salvini ha definito «corte islamica»), spiega al Tg1 che l'articolo 19 della Costituzione prevede la libertà di credenza religiosa come «valore fondamentale». Pertanto, continua Grossi, «la corte ha censurato la legge regionale della Lombardia proprio sul fatto che operava delle discriminazioni fra confessioni e quindi rischiava di essere compressiva per una confessione».

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