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Coltivava marijuana per curarsi, assolto: il presidio a Milano e in 20 città italiane

L'uomo aveva una serra di marijuana in casa. La coltivava perché l'approvvigionamento col sistema sanitario non era sempre regolare. E' affetto da artrite reumatoide: la cannabis gli è indispensabile per i forti dolori

Anche a Milano, come in una ventina di città italiane, si è svolto martedì mattina il presidio davanti al Tribunale organizzato da Radicali Italiani in solidarietà a Walter De Benedetto, a processo (e assolto con una sentenza storica) ad Arezzo per detenzione di marijuana a fini di spaccio. Al presidio hanno aderito anche The Hemp Club, Cellula Coscioni Milano, Psi, Europa Verde Milano, +Europa, Volt, Associzione Antigone, Cannabis medical center, The Sweed brothers, Cannabis for future, Cannabis service e Comitato Ventotene.

L'uomo, 49 anni, affetto da artrite reumatoide, aveva allestito una serra di marijuana per potersi procurare la sostanza a scopo terapeutico, per lenire i dolori, perché i tempi di approvvigionamento e le quantità fornite dal servizio sanitario non erano adeguate per lui, in possesso di regolare prescrizione medica. Il gup di Arezzo ha riconosciuto che la coltivazione era per un uso consentito dalla legge e lo ha assolto perché il fatto non sussiste. Rischiava fino a sei anni di reclusione.

La vicenda di De Benedetto iniziò nel mese di ottobre del 2019 quando i carabinieri, durante un sopralluogo nella sua abitazione, scoprirono la serra con le piante di marijuana. L'uomo ha sempre spiegato che la quantità fornita dal servizio sanitario, così come i tempi di approvvigionamento, non erano sufficienti per le sue esigenze curative, pertanto aveva iniziato a coltivarla da sé. Il pm di Arezzo Laura Taddei aveva chiesto l'assoluzione e il gup, dopo una breve camera di consiglio, l'ha sentenziata.

«Walter rappresenta tutte quelle persone che vivono lo stigma imposto dallo Stato, che rallenta anche la ricerca scientifica su una pianta che si dimostra lenitivo per i dolori di chi con i dolori ci deve convivere. Anche da Milano, come Radicali, combatteremo al fianco dei pazienti che si curano con la cannabis terapeutica», ha dichiarato Federica Valcauda, segretaria dell’Associazione Enzo Tortora Radicali Milano, davanti al Tribunale in corso di Porta Vittoria. 

«Fornire cure ai malati è compito dello Stato che, rispetto ai farmaci a base di cannabinoidi, riesce a coprire il reale fabbisogno in modo del tutto insufficiente. L'alternativa non deve e non può essere il ricorso al mercato sommerso gestito dalla criminalità, che profitta delle inefficienze del nostro sistema sanitario, ma l'autocoltivazione, unica misura in grado di portare alla collettività risparmi economici e maggiore sicurezza, e che per questo dovrebbe essere regolata invece che punita», ha aggiunto Lorenzo Lipparini, assessore milanese alla partecipazione.

«In Italia la cannabis terapeutica è legale da ben quattordici anni, ma vuoti normativi sulle prescrizioni, problemi di approvvigionamento, ostacoli burocratici e indifferenza della politica conducono a situazioni di palese violazione da parte delle istituzioni del diritto di cura per migliaia di malati», ha commentato Giulia Crivellini, avvocato e tesoriera di Radicali Italiani. «La lotta di Walter rappresenta la difficoltà di tanti pazienti, uomini e donne che vedono negato il diritto alla salute sancito dalla Costituzione. La nostra associazione, anche per la nostra vocazione, sarà sempre al fianco dei pazienti», ha concluso Raffaello D’Ambrosio, presidente del The Hemp Club di Milano, associazione che fa da connettore tra pazienti e medici prescrittori.

«Walter è assolto ma la legge proibizionista è da condannare senza attenuanti. Una legge criminogena che riempie le galere di disperati e consegna miliardi di euro alle mafie e alla criminalità. Noi chiediamo al Parlamento di discutere e approvare la nostra proposta di legge popolare che oltre 60 mila cittadini hanno sottoscritto per la legalizzazione della cannabis. Lo stanno facendo in moltissimi Paesi del mondo  facciamolo anche noi in onore della ragionevolezza e contro un proibizionismo becero che ha fallito per decenni», la nota di Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, segretario, tesoriera e presidente di Radicali Italiani, alla notizia dell'assoluzione di De Benedetto.

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