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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Rifugiati: se lo "scandalo" è quello di ospitarli in famiglia

Polemiche feroci sulla scelta del comune di "privatizzare" l'accoglienza dando 350 euro al mese a circa 40 famiglie che ospiteranno un rifugiato. Ma come stanno le cose? E' davvero motivata l'opposizione a questa idea?

«Per anni i rappresentanti della Lega Nord, di fronte alle richieste d’accoglienza poste dall’emergenza profughi alla città, hanno risposto ‘Ospitateli a casa vostra’. Oggi siamo felici di annunciare che ci sono già quaranta famiglie milanesi davvero disposte ad ospitare i rifugiati a casa propria». Così Pierfrancesco Majorino, assessore alle politiche sociali del comune di Milano, ha annunciato l'esito del bando di accoglienza in famiglia per i "richiedenti e titolari di protezione internazionale".

350 euro al mese per le famiglie disposte ad accogliere una di queste persone, possibilmente con una camera e un bagno riservati. Non è altro che la privatizzazione di un servizio previsto dalla legge, che si chiama Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), a cui il comune aderisce dal 2001, e finanziato dal governo italiano. Esiste in tutti i Paesi europei. Con un risparmio: ospitare nei centri accoglienza costa alle istituzioni 35 euro al giorno, mentre con questo sistema il costo scende a meno di 11 euro al giorno.

L'arte della propaganda politica è sottile e antica, si sa. Da sempre lo slogan rassicurante vince sul ragionamento profondo e articolato. Così, «ospitateli a casa vostra» funziona molto bene per chi mal sopporta «l'invasione», ma quando poi accade davvero, non va bene lo stesso e (secondo quanto affermato da Viviana Beccalossi, assessore regionale all'urbanistica, esponente di Fratelli d'Italia, politica esperta) «Milano Expo 2015 cede il testimone a Milano affittacamere 2016». 

Il bando, perlatro, non era affatto "a tappeto", perché i soldi a disposizione non sono illimitati. Majorino aveva sempre detto che al massimo sarebbero state selezionate meno di cinquanta famiglie, ma il centrodestra milanese, alla notizia che sono stati 40 i nuclei familiari ad aderire al bando, ironizza: «Che figuraccia, solo 40 famiglie si autopropongono per accogliere in casa dei profughi», commenta Igor Iezzi, consigliere comunale della Lega: «Majorino capisca che Milano non vuole fare la fine di Colonia».

Dietro l'angolo anche l'accusa di non pensare agli italiani. Quegli italiani che non riescono a pagare l'affitto, che hanno perso il lavoro, che magari sono costretti a vivere in auto. Problemi che si intrecciano terribilmente con il tempo che serve per aspettare una casa popolare, con 10 mila alloggi Aler e Mm vuoti in città e 25 mila nuclei in attesa. Non si potrebbe "privatizzare" anche l'accoglienza a loro? «Molto presto daremo avvio ad una sperimentazione simile rivolta agli sfrattati e a chi si trova in difficoltà abitativa», ha spiegato Majorino. Come a dire: se funziona, non abbiamo problemi a farlo per chiunque, italiani e milanesi compresi.

Nonostante la legge preveda l'accoglienza per i rifugiati o i richiedenti asilo che non hanno dove dormire; nonostante costoro siano giuridicamente nient'affatto clandestini ma titolari di un diritto a restare in Italia (ma c'è chi è convinto che - finché non hanno ottenuto lo status di rifugiato - siano clandestini); nonostante, per giunta, la legge preveda che, per i primi sei mesi, non possano lavorare, il che significa che qualcuno deve pur mantenerli; nonostante tutto questo, sembra che ogni sistema di accoglienza non vada mai bene. Non vanno bene i centri istituzionali (più volte sindaci leghisti hanno chiesto che non venissero scelti i loro comuni), non vanno bene gli alberghi (la regione Lombardia li ha colpiti escludendoli dalle sovvenzioni pubbliche regionali nel caso in cui abbiano ospitato rifugiati, ma qualcuno voleva addirittura togliere loro la licenza), ora non vanno bene nemmeno le famiglie private. 

Certamente una politica diversa a livello europeo, quantomeno più coordinata e tempestiva, avrebbe aiutato. Chi si lamenta del "protagonismo" di Angela Merkel, cancelliera tedesca, dovrebbe chiedersi perché può nascere il protagonismo di un singolo leader. Forse la ragione principale è l'assenza totale di una voce europea per mesi e mesi. I vuoti politici tendono prima o poi ad essere riempiti. 

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