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Roberto Maroni, le promesse non mantenute sono online

Un sito raccoglie le promesse politiche e rivela se vengono mantenute o no. E Maroni inizia maluccio

La rete internet sa essere impietosa. Anche e soprattutto con i politici. Grazie al web è infatti più semplice controllarli, monitornarne le promesse per vedere se sono mantenute oppure no. E' un modello tipicamente anglosassone, da qualche tempo importato anche nel nostro Paese attraverso vari servizi online. Uno di questi, "Promesse Pubbliche", ci mostra ad esempio il confronto tra parole e fatti del nuovo governatore della Lombardia, Roberto Maroni. Evidenziando che già qualche volta è incappato in qualche promessa non mantenuta. Vediamo.

In politica, mai dire "mai". Si sa. Ma i politici talvolta si lasciano andare a un "mai più". E' capitato anche a Roberto Maroni, su Silvio Berlusconi. Tempi del governo Monti, osteggiato dalla Lega e appoggiato dal Pdl. Era il 1 settembre 2012, il segretario della Lega tuonava da un palco: "L'alleanza con il Pdl è priva di senso", e ancora: "Mai più con Berlusconi che è interessato solo alle poltrone e non alle idee". E non solo: tweet ironici (come quello, del 12 dicembre: "Ma chi è questo B.?") e altro ancora. Poi, il 7 gennaio 2013, l'accordo: Lega e Pdl insieme alle politiche e alle regionali. "Ci permette di conquistare un sogno", spiega Maroni riferendosi al Pirellone. Scontentando una bella fetta della base.

Mai dire "mai" anche su un altro tema, minore. La presenza di Fratelli d'Italia in coalizione. Il neonato partito di La Russa, Meloni e Crosetto non va giù a Maroni, il richiamo all'inno nazionale è indigeribile: "Cambi nome o niente alleanza", minacciava Maroni il 9 gennaio 2013, appena due giorni dopo avere stretto l'accordo col Pdl. Il 25 gennaio, però, Fratelli d'Italia è ufficialmente alleata con Maroni, la Lega e il Pdl.

Terza promessa: "Chi ha violato il codice di comportamento non verrà ricandidato", disse Maroni riferendosi alle inchieste sui rimborsi ai consiglieri regionali. Madei sette uscenti (su venti), cinque sono indagati proprio nell'ambito dell'inchiesta sui rimborsi elettorali ai gruppi consiliari. E una analisi de "La Stampa" ha dimostrato che, tra i vari partiti, dopo il Pdl quello con il tasso più alto di candidati non immacolati è stata, nel 2013, proprio la Lega Nord.

E infine, Maroni aveva promesso che avrebbe lasciato la segreteria della Lega dopo il voto. L'ultima volta l'ha ribadito il 5 marzo a "Che tempo che fa". E in effetti si presenta dimissionario al consiglio federale. Ma le dimissioni vengono respinte e, dai rumors, si capisce che la sua permanenza a capo del Carroccio è necessaria per tenere unito il partito.

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